La visita di Xi Jinping in Francia non ha dissipato le nubi che gravano sulle relazioni bilaterali

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Il presidente cinese Xi Jinping ed Emmanuel Macron all’aeroporto di Tarbes il 7 maggio 2024. ED JONES/AFP

Nel secondo giorno della visita di Stato di Xi Jinping in Francia, i presidenti cinese e francese hanno sciolto i loro legami, segno di distensione tra i leader. L’Eliseo ha voluto mettere in scena una sequenza più personale, dopo una prima giornata a Parigi, lunedì 6 maggio, con un’agenda molto ufficiale. L’opportunità di discutere temi importanti senza un esercito di consiglieri, per influenzare leggermente la posizione del presidente della seconda potenza mondiale, spera la Francia. Per la Cina, la sequenza mostra un presidente accolto calorosamente in tutto il mondo. Ma quando sono arrivati ​​al Col du Tourmalet, una fitta bufera di neve ha accolto i due capi di Stato: la bella cartolina che avevano sperato non si è materializzata.

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Come l’intera visita di Stato che non ha dissipato le nubi che minacciano i rapporti bilaterali. Il principale passo avanti è stato l’impegno dei due presidenti a una tregua olimpica nei conflitti in corso durante i Giochi di Parigi di quest’estate. L’Eliseo accoglie con favore anche una dichiarazione congiunta sulla situazione in Medio Oriente, citando in particolare la soluzione dei due Stati.

Al contrario, le questioni commerciali hanno dato origine lunedì a solidi scambi tra Xi Jinping ed Emmanuel Macron, sostenuti dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, invitata dalla Francia. Mentre il signor Xi ha spazzato via il “il cosiddetto problema della sovraccapacità”il suo omologo francese ha affermato il suo desiderio “continuare ad aprire il commercio, ma assicurandosi ogni volta che sia pienamente giusto”. L’Eliseo è almeno contento di aver ottenuto una tregua per il cognac, minacciato da un’inchiesta antidumping cinese, avviata come ritorsione per l’inchiesta dell’Unione Europea sui sussidi ai veicoli elettrici cinesi.

Un dialogo “amichevole ma anche molto franco”.

Dovremmo vedere in questo gesto – non confermato da parte cinese – un desiderio di pacificazione? “Xi sta cercando di limitare i danni ma sa benissimo che prenderemo delle misure: è questo che gli dà più fastidio, nel contesto del rallentamento della Cina”, stima il sinologo Jean-Pierre Cabestan, ricercatore dell’Asia Centre. Dal 2023, le autorità cinesi hanno intensificato i messaggi di apertura economica per cercare di riportare gli investitori, dopo tre anni di chiusura a causa della politica zero Covid attuata nel Paese.

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Mentre i consumi delle famiglie faticano a riprendersi, le esportazioni stanno esplodendo. È difficile, in questo contesto, immaginare che l’Unione Europea faccia delle concessioni: “Abbiamo perso con i pannelli solari, con le turbine eoliche, non continueremo a perdere con i veicoli elettrici”, aggiunge il signor Cabestan.

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