Tout Public rende omaggio all’artista totale che fu l’americano David Lynch dopo la sua morte all’età di 78 anni. Oltre alla sua opera cinematografica, “c’è stata la scoperta di un intero patrimonio sommerso, una parte sommersa dell’iceberg”spiega Grazia Quaroni, direttrice delle collezioni della Fondazione Cartier per l’arte contemporanea, e che ha lavorato per la mostra di David Lynch, The Air is on Fire, nel 2007. Questa mostra ha permesso di “conosco la sua attività di pittura, scultura, fotografia, suono, installazione, musica… (…) Tutto era in qualche modo molto lynchiano” lei ricorda. Dopo la mostra, una parte del patrimonio è conservata anche presso la Fondazione Cartier.
Un regista la cui influenza è quindi andata oltre la sfera del cinema, come attesta un altro artista tuttofare, Bertrand Belin, cantante, attore e scrittore, che dice di essere stato segnato da molte immagini cinematografiche di Lynch. “Quello che trovo incredibilelui osserva, significa aver lasciato un aggettivo come ha fatto Kafka, che ci permette di designare una certa qualità di stato d’animo della materia, della realtà, di una situazione… Non è niente.”
Tra i suoi tanti cappelli, Bertrand Belin scrive libri, e viene a Tout Public per parlare dell’ultimo, La figura. Attraverso un’autofiction, Bertrand Belin ricrea il suo passato di bambino picchiato dal padre, che trascorre in compagnia di The Figure, suo doppio immaginario e suo compagno. Una scrittura che non implica né realismo né regolamento di conti. “Scrivo con il mio modo di accogliere gli eventi e restituirli”spiega Bertrand Belin.
“Ho dato una controparte, un compagno, a questa voce interiore, che è La Figura. È un interlocutore, pur rimanendo interiore”.
Bertrand Belinfranceinfo
Anche se la scrittura di Bertrand Belin si distacca da un certo realismo, per lui è così “un modo di comprendere la realtà”. Questo infatti si presenta ai suoi occhi come a “indagine” quello è “il chiaritore” di passaggio “tutti i metodi possibili, compresi quelli che hanno una certa dimensione poetica”sostiene l’autore. Questo modo di intendere la realtà ricorda quello del cinema di David Lynch, di cui lo stesso Bertrand Belin dice di apprezzare “questo rapporto indiretto e un po’ ellittico con gli eventi. “È qualcosa che rende la mia vita molto più piacevole”, confida.
La figura (POL), ora disponibile nelle librerie.
Il club Mia Mao situato a Parigi nel 19e l’arrondissement si apre venerdì 17 gennaio, con una serata che mira a celebrare la festa e la cultura elettronica. Un progetto sostenuto dai municipi di Parigi e 19e distretto, spiega il direttore del club Arnaud Perrine, ancora sorpreso di aver creduto nel progetto fin dall’inizio. L’obiettivo nella creazione di questo club era quello di «mantenere la vita notturna nella città di Parigi. Una città senza feste e una città senza movida, manca una gambadice Frédéric Hoacquard, assistente della vita notturna. I Giochi Olimpici, ad esempio, sono serviti a ricordare, con la sessione di chiusura delle Paralimpiadi, dove era presente l’intera scena elettronica francese, che Parigi era molto ricca nella sua diversità culturale”.
Il clubbing costituisce anche un momento per lasciarsi andare, come sostiene Frédéric Hoacquard. “È anche la questione degli spazi di permissività, di trasgressione, e che sono spazi di oblio di ogni forma di dominio. Perché la pista da ballo è anche un luogo di libertà”dice.
Arnaud Perrine spiega anche che il clubbing può essere un luogo di protesta e sovversivo. “Negli anni ’90, i primi rave party in Inghilterra erano risonanze e movimenti in relazione a momenti complicati della società inglese, dove i ragazzi dicevano: fanculo, faremo qualcosa, andiamo, siamo chi se ne frega, ci liberiamo e la gente ci segue”.dice al microfono di Yann Bertrand.
Un programma con la partecipazione di Matteu Maestracci e Yann Bertrand, giornalisti della sezione cultura di franceinfo.