Considerato un attivista antisemita da molte classi politiche e mediatiche, Dieudonné è stato successivamente condannato, a più riprese, dai tribunali francese, svizzero, belga e canadese per “aver provocato discriminazione, odio o violenza razziale o religiosa” ma anche diffamazione, insulto razzista. , negazionismo e apologia del terrorismo. Ciò non gli ha impedito di fare spettacoli pirati soprattutto in Belgio. E ancora recentemente.
“Non conosco Dieudonné, ma lo difenderò con le unghie e con i denti”
Nel 2014, a Partita di Parigi, Lo ha confidato Jean-Marie Le Pen sul suo ruolo di padrino della figlia di Dieudonné, di nome Plume. Secondo il leader del FN lo è diventato per caso, visto che aveva incontrato il comico solo due volte. Ritorno al 2008: Dieudonné si reca nella tenuta Montretout, a Saint-Cloud, per chiedere al leader del Fronte Nazionale di essere il padrino di sua figlia. “Sono rimasto un po’ sorpreso da questo approccio, ma niente di più”. assicura Jean-Marie Le Pen nel Paris Match. “Dopotutto tante persone mi hanno chiesto di fare il padrino di uno dei loro figli, devo avere più di 20 figliocci”.
Ruolo che ha quindi accettato e ha quindi assistito al battesimo del piccolo Plume. “Plume è stato battezzato nella chiesa Saint-Éloi a Bordeaux, nel luglio 2008, da padre Philippe Laguérie, anziano della parrocchia Saint-Nicolas du Chardonnet, continua il presidente del Fronte Nazionale. Dopo il battesimo c’è stato un ricevimento familiare, è stato amichevole, gentile. La madre di Dieudonné è bretone come me, questo crea connessioni.”
“La madre di Dieudonné è bretone come me, questo crea connessioni.”
Uno status di padrino che tuttavia fece fatica a mantenere. “Ci siamo visti solo occasionalmente, forse due o tre volte in quegli anni. Non frequentiamo gli stessi ambienti”.aveva precisato Jean-Marie Le Pen, a Paris Match, confidando anche di telefonare “una volta all’anno” alla compagna Noémie per avere notizie da Plume.
In tutti questi anni, Jean-Marie Le Pen non ha mai esitato a difendere Dieudonné, in particolare durante l’affare quenelles (anche tra i nostri Red Devils!). “Trovo questa campagna anti-Dieudonné odiosa e spregevole. Poiché sono il padrino di sua figlia, sarei responsabile di ciò che dice nei suoi spettacoli? Ripeto, non conosco Dieudonné, ma lo difenderò con le unghie e con i denti perché difendo ferocemente la libertà di espressione”.
“Le vignette che mi raffiguravano come uno stronzo circondato da mosche erano esagerate?”
E per concludere, lui che è stato spesso messo in caricatura (in particolare dall’irriverente giornale Charlie Hebdo, che oggi commemora il decimo anniversario del tragico attentato), della sua visione dell’umorismo made in Dieudonné. “Il suo umorismo a volte va lontano, non ha tabù, non risparmia nessuno. Ma questo non mi disturba. Sta oltrepassando il limite? Non mi interessa. Quali terminali? Non sono affari miei. È un cantante, un comico, non un insegnante di comportamento o di moralità. E poi chi decide che qualcuno sta esagerando? Con quali criteri? Le vignette che mi raffiguravano come uno stronzo circondato da mosche erano esagerate?”