La doppia vita di Mel Bonis, esilarante compositore

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Mel Bonis, 1908 circa. COLLEZIONE PERSONALE

Quando si attraversa il villaggio di Alluets-le-Roi (Yvelines) provenendo da Orgeval, si è obbligati, per lasciar passare le auto che arrivano in direzione opposta, a fermarsi momentaneamente davanti ad una grande casa dalla quale nulla suggerisce che abbia giocato un ruolo determinante, per oltre un quarto di secolo, nella riconsiderazione del compositore Mel Bonis (1858-1937). Sebbene la musicista non abbia mai vissuto lì, tutti i suoi archivi – edizioni originali di opere, manoscritti, corrispondenza – sono ivi conservati dalla sua pronipote, Christine Géliot, che ci ha permesso di consultarli in vista di un programma monografico, intitolato “Mel Bonis, il segreto”, che verrà svelato il 26 maggio, presso l’Abbazia di Maubuisson (Val-d’Oise), nell’ambito del festival Un temps pour Elles.

Lo stesso giorno, all’Opéra Garnier, i musicisti dell’Opera Nazionale di Parigi presenteranno l’ Scene della foresta. Mel Bonis è in ascesa. In Francia (Lione, Metz, Marsiglia), così come all’estero (Australia, Canada, Stati Uniti), il suo nome figura regolarmente nel cartellone dei concerti. È giunto quindi il momento di approfondire il suo caso e di considerare “a time for Mel” in compagnia della donna che le ha dedicato la sua prima biografia.

Il titolo dell’opera, Mel Bonis. Donna e compositrice (1858-1937) (L’Harmattan, 2000), precisa chiaramente le intenzioni di una musicista che, per farsi apprezzare senza preconcetti di genere, ha deciso di mantenere solo la prima sillaba del suo nome. “Tuttavia oggi la vogliamo spesso chiamare “Mélanie” e devo lottare affinché il suo desiderio venga rispettato”, protesta Christine Géliot. Quest’ultima, che ha insegnato pianoforte al conservatorio di Asnières (Hauts-de-Seine) per venticinque anni, è però lungi dall’essere cresciuta nel culto della sua antenata. Le fu semplicemente detto che aveva una bisnonna che aveva composto, ma che la sua musica lo era “completamente obsoleto”.

Riabilitazione nel 1997

D’altra parte, la piccola Christine non sapeva nulla della produzione di suo nonno Robert Géliot (1878-1947), cantata quotidianamente da suo padre, Bernard Géliot, che aveva una carriera come “cantante affascinante, in particolare con Ray Ventura e i suoi Collégiens”. La riabilitazione di Mel Bonis è avvenuta nel 1997, su iniziativa di musicisti tedeschi che desideravano eseguire le sue opere in concerto a Parigi.

“Quasi non andavo”confessa Christine Géliot, che, quel giorno, aveva UN “amore a prima vista immediato”. In pieno stile di fine secolo, per il quale ammette di avere un debole, la musica di questo antenato svalutato le apparve allora come un ” tesoro ” che ha subito esplorato con Laurent Martin, direttore artistico del festival Vollore (Puy-de-Dôme). “Abbiamo decifrato tutto con due pianoforti. Centottanta opere che coprono tutti i generi, tranne l’opera. » La macchina venne lanciata, come una di quelle locomotive per le quali Albert Domange, il grande industriale che Mel Bonis aveva sposato, fabbricava cinture di cuoio. Alla redazione del catalogo delle opere è poi andata di pari passo la stesura di una biografia.

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