Bruno Castellucci: da Born To Be Alive a Tina Turner, il batterista di Châtelet che festeggerà i suoi 80 anni ripercorre grandi momenti

Bruno Castellucci: da Born To Be Alive a Tina Turner, il batterista di Châtelet che festeggerà i suoi 80 anni ripercorre grandi momenti
Bruno Castellucci: da Born To Be Alive a Tina Turner, il batterista di Châtelet che festeggerà i suoi 80 anni ripercorre grandi momenti
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Il 10 novembre festeggerà i suoi 80 anni sulla Terra, e quasi altrettanti anni al servizio della musica. Bruno Castellucci, nonostante il suo talento lo abbia portato a viaggiare per l’intero pianeta, è soprattutto nato a Châtelet. Anche se nel frattempo si è trasferito nella Capitale, ricorda: “La nostra casa di famiglia era al 37 di rue de Loverval. Era un periodo bellissimo, andavo alla scuola delle Suore poi all’Athénée, ho avuto un’infanzia magnifica, giocavamo per strada, tutti i bambini del quartiere, insieme”. La musica entrò presto nella vita del piccolo Bruno era, come spesso accade, una questione di famiglia: “I miei genitori gestivano una sala da ballo, con un’orchestra e un parco, un po’ come un’osteria, quando faceva bel tempo. È qui che sono avvenuti i miei primi contatti con la musica. In questa mensa gestita dai miei genitori, gli operai italiani erano cantando le loro canzoni Un giorno, il cantante ospite aveva bisogno di un batterista con breve preavviso e io mi sono buttato, senza più esperienza, all’età di 14 anni. Lo strumento mi è subito piaciuto”.. Fu nello stesso periodo che Bruno Castellucci scoprì il jazz, lo swing e la big band: “Mi colpì il film sulla storia di Glenn Miller, che vidi allora al cinema. Poi, su tutto, il Il parrucchiere del quartiere, Clément Depasse, ex campione di boxe, suonava dischi jazz nel suo salone. Allora lasciavo passare davanti a me gli adulti, gli altri clienti, così da poter ascoltare i dischi il più a lungo possibile. C’erano Max Roach, Count Basie, questi artisti”.

L’apprendistato del futuro artista, invece, lascia un po’ di amaro in bocca: “Mi sono iscritto all’accademia, per imparare bene la batteria, ma sono stato subito buttato fuori perché volevo suonare jazz e, all’epoca, in accademia, era impensabile”. Tuttavia, fu lui, per una piccola vendetta, a tornare, all’interno delle istituzioni valloni, a insegnare jazz a metà degli anni ’70: “Fu un colpo di fortuna, nel 1976, il direttore del Conservatorio di Liegi mi chiese se volevo dare lezioni. Non l’avevo mai fatto, mi piacque. Fu al Conservatorio di Liegi che il jazz aveva trovato il suo lettere di nobiltà anche se, storicamente, fu al Conservatorio di Bruxelles che aprì in Belgio la prima sezione jazz, sotto la guida del direttore Jean Baily”. Questo aspetto accademico ha portato Bruno Castellucci in tutta Europa, ha insegnato batteria a Rotterdam, Amburgo, Graz, Colonia e Lussemburgo. Da diversi anni ha la sua scuola a Uccle. “È stato il batterista Toto Poznantek a propormi questo progetto quando ero già in pensione e mi sono iscritto subito e ora abbiamo 56 studenti alla Drums High School”. Chi è interessato può visitare https://www.drumshighschool.com.

Ma per quanto impressionante sia il curriculum didattico dell’artista, è ovviamente la sua epopea musicale a fare di Bruno Castellucci una leggenda vivente del jazz, e della musica in generale, che incarna, come troppo spesso nella Federazione Vallonia-Bruxelles, l’adagio secondo cui nessuno è profeta nel proprio paese.

Con il più grande

Ripercorre quindi i suoi esordi, e i primi incontri significativi: “André Brasseur cercava un batterista. L’ho accompagnato in residenza al club La Jeune Europe di Bruxelles. Ogni giorno suonavamo a Thelonious Monk, era sensazionale. Poi mi sono unito ad un quartetto di canzoni italiane, con il quale abbiamo fatto tournée in tutto il mondo. L’Europa e il Maghreb Infine, ho accompagnato Marc Aryan nei suoi grandi anni di successo.. Ma è nel 1972 che la carriera musicale del batterista prende una svolta decisiva: “Ho incontrato Toots Thielemans e mi sono unito al suo gruppo. L’ho accompagnato per 42 anni. Con Toots siamo ovviamente apparsi su tutti i palchi dei cinque continenti”.. Allo stesso tempo, Bruno Castellucci perseguiva, all’epoca, diverse altre collaborazioni a lungo termine, in particolare all’interno dell’orchestra jazz BRT, così come con l’orchestra del famoso trombonista Peter Herbolzheimer, in Germania, nella quale suonerà per 30 anni. .

Considerato in modo crudo, il curriculum musicale dell’artista è quindi semplicemente mozzafiato. Al di là Nato per essere vivoil suo senso del ritmo e la sua bacchetta magica possono essere ascoltati, tra gli altri, nella versione originale di E Viva España o nella versione strumentale di Vogeltjesdans (La danza dei paperi). Per quanto riguarda le collaborazioni teatrali, è meglio lasciare a Bruno Castellucci il piacere di elencarle lui stesso: “In concerto ho suonato con José Féliciano, Al Jarreau, Benny Goodman, Julia Migenes-Johnson, Tina Turner. Sono anche io che sentiamo nel Live of Jan Akkerman del 1978, ampiamente riconosciuto come un disco molto grande”.

Condivide questi ricordi in particolare in un libro di ricordi, Itinerario di un sidemanscritto da Michel Mainil, pubblicato da Bossa Flor. Soprattutto, Bruno Castellucci sta dando gli ultimi ritocchi a un nuovo album, intitolato Ereditàche sarà presentato durante due concerti dell’anniversario, nella sala Baixu, al Tour & Taxis, a Bruxelles, il 9 novembre 2024 alle 20:00 e il 10 novembre 2024 alle 18:00. Per festeggiare il tuo compleanno in musica, come è giusto che sia. Informazioni e prenotazioni su www.lebaixu.com.

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