Fanny Ardant, amante imperiale a Port-…Royal

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La ferita e la setedi Laurence Plazenet – un sontuoso monologo, amplificato da Fanny Ardant.


Almeno c’è due motivi – non negoziabile – da andare a vedere La ferita e la sete, presso lo Studio Marigny. Eccoli.

“Ti chiedo di seppellirmi in un buco nero che chiamerai il tuo passato e che non prenderai mai in considerazione. »

Il primo motivo, quello che senza dubbio sarà una forza trainante per molti, è ritrovare lì Fanny Ardant. Questo è un ottimo motivo: lei è lì, sola sul palco, imperiale, dall’inizio alla fine. La regia di Catherine Schaub contribuisce a ciò con la sua semplicità, il suo rigore, i suoi sottili giochi di luce, ecc. Serve allo scopo, noIn non utile – come Fanny Ardant, che incarna, senza “giocare”: l’essenziale è lì.

La seconda – quella che per noi è stata decisiva, certo – è questa La ferita e la sete è il titolo di un romanzo di Laurence Plazenet (2009; Folio Gallimard, 2011), di cui “sole(e) en scène” di Fanny Ardant è un adattamento (o variazione).

“Coloro che non trascurano la gentilezza sono così rari. »

Qualche dettaglio, per chi non conosce Laurence Plazenet: normalista (Ulm) e laureata in Lettere Classiche, è oggi la “mecenate” degli studi sulla Porto Realeil monastero della valle di Chevreuse – tra cui Angélique Arnaud (madre Angélique), abate di Saint-Cyran e alcuni altri (Jacqueline Pascal, sorella di Blaise, ecc.) divennero, alla fine degli anni Dieci e Venti del Seicento, uno dei protagonisti della Controriforma. Con San Benedetto (regola) e Agostino (teologia) come “figure” titolari: i giansenismo trovò lì le sue lettere nobiliari. Fino alla distruzione del monastero nel 1709 per ordine di Luigi XIV, sostenuto dai Gesuiti.

“Sei tu che rendi la mia permanenza tra coloro che si credono vivi e vuoti. »

Radice E Pascal furono le due eminenze più prodigiose – con La Rochefoucauld E La signora de Sévigné. Tutta la letteratura del XVII secolo (o quasi) proviene da Port-Royal; anche la lingua del Grand Siècle, tanto decantata per la sua purezza – che non prevedeva che avremmo inventato l’indicibile “sentito” per restituire i nostri sentimenti. La polisemia del “sentire”, la complessità a cui esso apre – contro il “sentito” piatto e così poco eufonico: i due dicono basta del dislivello; ciò che abbiamo perso, in profondità (psicologico), nel passaggio dall’uno (“sentimento”) all’altro (“sentito”).

Il Seicento, del resto, insegnava che la poesia è spesso figlia dell’etimologia. “Guarda come parlano e progetta come pensano” : basta rileggere Berenice per convincertene – oppure, mutatis mutandisper venire ad ascoltare la delicatissima Fanny Ardant.

“I sentieri più meravigliosi sono le deviazioni: nulla risuona così forte come il silenzio. »

Parentesi: questo tema – Port-Royal e la letteratura – è stato al centro del lavoro di Filippo Sellier, professore “di culto” alla Sorbona, specialista del XVII secolo francese e docente di Laurence Plazenet. È appena morto all’età di 92 anni il 3 aprile. C’è da scommettere che sarebbe rimasto abbagliato dalla performance ieratica di Fanny Ardant e dal linguaggio della sua migliore allieva (la familiarità di Laurence Plazenet con il Grand Siècle e il giansenismo rasenta la malnutrizione).

Philippe Sellier lascia, tra gli altri, tre volumi cardinali alle edizioni Honoré Champion: Port-Royal e la letteratura. Leggerli è un’ascesa che vale la deviazione (eufemismo): stupisce la chiarezza delle sue esposizioni, come se la frequentazione assidua con un amante secolare di una lingua cristallina lo avesse contaminato: precisione, logica, lessico, intelligenza, tutto in questi tre libri cospira alla bellezza. Fine della parentesi – e dell’omaggio.

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“Desideri conquiste e ti vengono offerte. Hai bisogno di combattimenti. Sono sempre stato un estraneo per loro. »

È l’economia di questo linguaggio che troviamo nel monologo di Madame de Clermont (Fanny Ardant). È cresciuta a Port-Royal, ha sposato… M. de Clermont (quindi) – e si è innamorata (e viceversa) di M. de La Tour (vicino ai giansenisti e a Port-Royal).

rettilineità e ilardore di Madame de Clermont, che condivide con il suo quasi amante (La Tour), unito ad un episodio traumatico (il cuore del monologo), avranno la meglio sul loro amore impossibile. La signora de Clermont non lascerà il signor de Clermont. Non si dimenticheranno mai l’uno dell’altro.

Il signor de La Tour finirà i suoi giorni a Port-Royal, accettando di ascoltare Madame de Clermont un’ultima volta, senza desiderare di rivederla. Riassumiamo molto velocemente (la Fronda è un’altra “questione” del testo). La principessa di Cleves Non è lontano. Ma l’attore principale, oltre a Fanny Ardant, è il linguaggio – e i sentimenti incandescenti che esprime.

“Non consolare mai il mio cuore. Non fate di me una terra senz’acqua”

Una precisazione importante: non esiste nessuna aridità nel monologo di Fanny Ardant. Le parole hanno un significato: c’è a intensità quasi soffocante – il che non c’entra nulla.

A rischio di scioccare, o di confondere, la storia tragica e vertiginosa raccontata da Laurence Plazenet si colloca tra La principessa di Cleves già citati (per laconicismo, precisione, altezza) e… Bello del Signoredi Albert Cohen (per gli incantesimi, le cadenze e… il lirismo).

Rimando gli scettici, che immagino, al romanzo e allo spettacolo. Quanto a me, per quanto sembrasse esorbitante, improbabile, perfino contraddittoria, così mi è sembrato.

NB La sera in cui ero lì, la sala ha riservato una lunga standing ovation ad una commossa Fanny Ardant. Roger Nimier sarebbe stato contento: nessuna sorpresa questa volta a Marigny. Un rapimento (in senso stretto).

“Ci può essere peggio che amare una donna proibita, peggio che amare un uomo che non avresti mai dovuto vedere: che questo amore oltrepassi i confini che il tempo solitamente erige, che divampi, che scintilla, possa durare in un’alba senza eventi. »

“Non è il dolore l’espiazione più terribile per gli amanti: è l’indifferenza, l’oblio. Dimentica questa donna, perché ti dà ancora fastidio. »


La ferita e la sete. Testo (adattamento) di Laurence Plazenet. Diretto da Catherine Schaub. Fino all’1ehm Giugno. Studio Marigny. Durata 1 ora e 25 minuti. Dal martedì al sabato: 20:00 Domenica: 15:00 Come. 01 86 47 72 77.

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