Stéphane Maillard, il Malouin che fotografa le scimmie della Valle della Rance

Stéphane Maillard, il Malouin che fotografa le scimmie della Valle della Rance
Stéphane Maillard, il Malouin che fotografa le scimmie della Valle della Rance
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“Questo libro racconta i momenti condivisi con i pirati della Rance, è la vita sull’acqua, è la vita in breve.” Stéphane Maillard è cresciuto tra le mura di Intra-Muros, dove la sua famiglia vive da generazioni. Il padre e lo zio, appassionati di barche, furono i primi a metterlo a bordo. Ha poi continuato la sua avventura su migliaia di barche, in Francia e all’estero, portando con sé la sua macchina fotografica, senza distinguere cosa preferisse dalla vela o dalla fotografia.

Le scimmie di oggi

Negli ultimi vent’anni ha esplorato in lungo e in largo la valle di La Rance, ai margini della quale ora risiede. Uscito all’inizio di novembre, il suo secondo lavoro “The Monkeys of the Valley” mostra coloro che ha incontrato lì. Le “scimmie di oggi”, in riferimento alle antiche scimmie, i gattari della Rance, così soprannominati per “la loro agilità del corpo e della mente, per arrampicarsi sugli alberi, fare lavori di vela, ecc. » il che era vero per entrambi gli uomini e donne. Navigatori, appassionati di barche, maestri d’ascia, amici, persone di oggi, e le loro barche, “una parte intera della sua vita”.

Un patrimonio attuale

Lì incontriamo sconosciuti, ma anche personaggi emblematici, incontrati alla fine attraverso incontri e navigazioni, come Jean le Bot (a cui dobbiamo la barca La Cancalaise) o Yvon Le Corre. “Volevo mostrare il patrimonio marittimo della Rance e la sua attualità. I gesti, i lavori sulle barche, chi naviga e se ne prende cura, chi le restaura. C’è un’atemporalità in certe foto che mi piace molto: potrebbero essere state scattate 100 anni fa. Questo libro è uno strumento patrimoniale, ben collocato sul suo territorio. » Un libro che il suo autore vuole quindi andare contro l’immediatezza, e che coglie l’occasione per ricordare pratiche antiche, prima dell’esistenza della diga della Rance: «Scendevano a pescare con il riflusso, la corrente che usciva dal fiume, e poi risalì con la marea crescente. E ovunque tu sia in Bretagna, devi sempre seguire il flusso.”

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Nelle sue 192 pagine, l’ultimo libro di Stéphane Maillard propone un viaggio per seguire il corso della Rance. (Le Télégramme/Anna Sardin)

“Un lavoro etnologico sulla Valle”

Dal Fort de la Conchée a Saint-Malo al ponte medievale di Dinan, ripercorre per immagini, accompagnato da aneddoti, poesie e acquerelli, un viaggio come un viaggio iniziatico, un tuffo nel patrimonio marittimo da sempre perenne del fiume. Navigatore, tra l’altro, per quarant’anni, il fotografo ha lavorato otto mesi con un’intera squadra a questo libro, di cui si dice “molto soddisfatto” dell’accoglienza e della promozione. “Tutto è iniziato con una presentazione, contenente un centinaio di foto. Così è iniziata l’avventura del libro! Se la metà delle foto sono recenti, le altre sono state scattate negli ultimi vent’anni. » Sostenuta dall’omonima associazione, la pubblicazione, che ai suoi occhi consiste anche in un “lavoro etnologico sulla Valle”, gli porta oggi “nuovi incontri e crea una vera dinamica, sia per il patrimonio che per [son] lavoro”. Un libro sotto forma di mappa del tesoro, alla scoperta dei tesori nascosti negli antichi scafi che costellano le rive della Rance.

Pratico

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