Galleria della stanza chiara di Douarnenez presenta fino al 4 gennaio 2025 una mostra di Fanny Penin intitolato Le Assise. È accompagnato da questo testo di Eric Premel.
A volte basta un incontro casuale, un giorno, tatuato nella memoria, perché anni dopo sorgano emergenze che non sospettavamo e perché abbia luogo un lungo e paziente viaggio alla scoperta di quell'incontro passato. Un banale incidente che avrà un senso, senza che noi lo sappiamo. Molte persone hanno sperimentato questa operazione, nell'arte come in tutte le cose.
È la rinascita di un evento del genere che racconta qui la fotografa Fanny Penin, che l'ha portata all'avventura pittorica, sensibile, umanista e inquietante di queste Assise napoletane.
E cercare di scoprire le ragioni sottostanti che hanno innescato questo lavoro in lei, in definitiva, non è di vitale interesse. Stupore? Identificazione? Riparare? Preoccupazione ? Fascino? Vertigini,… Che importa!
Ciò che conta è ciò che produce, che ognuno coglierà ovunque si trovi, nel momento in cui il suo sguardo incontra il frutto delle visioni di Fanny Penin.
È importante includere anche le immagini prodotte in una scuola fotografica, parenti e affiliazioni o in un movimento artistico, naturalista o realista che sia: ciò che ci è sembrato essenziale è piuttosto individuato nel rapporto proposto dai soggetti/oggetti/contesti fotografati, il loro il potere intrinseco, il cuore dell'opera in questione, il linguaggio che trasmettevano, in breve il loro potere poetico e politico, reale e fantasmagorico.
Specificare che solo Napoli è stata capace di generare queste Assise è superfluo: nessun'altra città al mondo ha consentito, in questo modo, un teatro così disarticolato.
Carol Gilligan), testimoniando quanto dando la parola, Girovagando sui palcoscenici di questo teatro, Fanny Penin si è impegnata a rendere conto di queste Assise, con cura (nel senso di Cura sviluppata raccogliendo tanto quanto inventariando, senza mai sacrificare gli sfondi (muri, pavimenti, crepe, ombre, più scene che ambientazioni…) e il fuori campo affinché l'immagine, dotata di vita, esprima la sua drammaturgia.
Esigente, preoccupata, meticolosa, paziente, attenta, estremamente precisa e curata nei minimi dettagli in tutte le fasi del suo lavoro (dallo scatto alle stampe che padroneggia alla perfezione), Fanny Penin crea un universo dai dettagli preziosi che riafferma l'inflessibilità umanità delle cose.
(…)
È così che le sedie di Fanny Penin, non sapendo se decidere di vivere o di morire, si sistemano nell'attesa, lasciandoci soli con immagini popolate.
Ne consegue che, ora che sono diventati nostri, con la sola forza del nostro sguardo, esitiamo, chi sono, cosa hanno fatto, da quando e perché,…
Vedove silenziose che ancora combattono?
Le metamorfosi delle nostre riflessioni?
Ex voto sacrificali?
Un popolo condannato? Fornito?
Le nostre caricature?
Residui dell'infanzia?
I testimoni funebri degli omicidi di camorra, specchio napoletano delle immagini di Letizia Battaglia, fotografa incandescente, su Cosa nostra siciliana?
Vestigia e vertigini nell'abisso?
Una sinfonia di disordine da un altro lato della memoria?
Le metafore di un piccolo popolo dell'irragionevolezza?
Che ombre sono e fanno quando la città dorme?
Le loro posizioni, spesso fatali, ignoranti le leggi dell'equilibrio, fanno scivolare nell'orecchio dei passanti le voci che furono, i gesti ospitali che si donarono, il fascino di rivolte antiche, di nascite e morti senza fine.
Le Assise di Fanny, ombre di se stesse, sono angeli in un paesaggio dopo la battaglia, quello delle nostre piccole storie, voci incarnate.
E il loro silenzio dice molto sulla città plurimillenaria, su cosa sia profondamente la solitudine in un cortile dei miracoli dove solo le sedie vegliano ancora sui defunti così come sulle speranze.
Osservano torturati la melodia malinconica di Na sera 'e maggio che Roberto Murolo canta alla chitarra.
Cos'è una fotografia?
Qualcosa come queste basi uniche, un'immagine che non si arrende.
Un'immagine che sfuma per rivelare solo ciò che intendeva mostrare.
Più grande di quanto la fotografia dichiarasse di essere: una storia.
Estratti dal testo di Éric Premel (regista) per “Les Assises” di Fanny Penin.
Fanny Penin: Le Assise
Fino al 4 gennaio 2025
Galleria della stanza chiara
3 rue Voltaire
29100 Douarnenez
www.lachambreclairegalerie.fr
Fanny Penin
https://fannypenin.wixsite.com/fanny-penin
https://www.instagram.com/fannypenin/
https://www.facebook.com/profile.php?id=100014078940098