Nato a Cognac, Francis Terrade ha trascorso la sua adolescenza a Montbron. All'età di vent'anni girò il mondo con la Marina francese. Tornato sulla terraferma, entrò in una scuola di recitazione a Parigi. Ha poi lavorato come lighting designer per spettacoli.
L’illuminazione dello spettacolo è un lavoro effimero e una volta finito lo spettacolo, le luci si spengono. È stato qui che gli è venuto il desiderio di un lavoro più sostenibile, ma sempre nel campo della luce. All'inizio degli anni '90 si ritrova nel mondo artistico. Vive in una fabbrica abbandonata, dove risiede una comunità di artisti, un villaggio autonomo di ottanta artisti e artigiani, nella regione parigina. “Fu lì che due scultori statuari mi aprirono il loro laboratorio, mi presero sotto la loro protezione e mi trasmisero il gusto per la scultura, in particolare per la rappresentazione del corpo umano. Il corpo femminile è la mia preferenza. Filosoficamente, penso che la luce provenga dalle donne”, afferma Francis Terrade. Da lì, il supporto per le sue lampade prende la forma, più o meno stilizzata, del corpo della donna.
L'artista lavora principalmente con rame, lastre assemblate, tubi e anche fusioni. Per i calchi, lo scultore realizza un modello che viene affidato ad un fonditore. Da questo modello il fondatore crea alcuni pezzi tutti numerati. Una volta tolti dallo stampo, i pezzi vengono rielaborati dall'artista. La lampadina diventa la testa del corpo femminile e il riflettore il cappello tenuto a distanza di un braccio. Le lampade così realizzate sono di tutte le dimensioni, lampade da posizionare su una scrivania su un mobile o molto più grandi per arredare un soggiorno.
“Questi oggetti, queste lampade, sono segni della mia vita, dei miei incontri, dei miei amori. »
“Questi oggetti, queste lampade, sono segni della mia vita, dei miei incontri, dei miei amori”, esprime lo scultore, forse con una certa nostalgia.
Voleva lasciare Parigi
Francis Terrade voleva lasciare Parigi. Per riporre la sua attrezzatura ha acquistato un fienile a Saint-Sornin dove vive parte della sua famiglia. Lo scorso luglio ha esposto alcune delle sue opere al Vieux-Château de Montbron. Mentre passeggia per le vie del paese, passa davanti ai locali dell'ex commerciante e riparatore di biciclette. La porta è aperta. Entra, e in questa stanza gli vengono in mente le ore felici trascorse qui cinquant'anni fa con il riparatore di biciclette amico dei bambini del quartiere.
L’idea di stabilirsi qui non è più in dubbio. I locali appartengono al Comune e sono liberi. Dopo le discussioni con il sindaco, che voleva accogliere gli artisti per dare energia al centro cittadino, l'accordo si è concluso rapidamente. I due locali presenti nei locali, uno adibito a laboratorio e l'altro a sala espositiva, vengono affittati all'artista.