Il mercato dell’arte moderna e contemporanea in piccolo

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“Untitled (ELMAR)” (1982), di Jean-Michel Basquiat, è stato venduto a maggio da Phillips per 46,5 milioni di dollari, la sua stima più bassa. GIOVANNI BORBONE

Inflazione, rialzo dei tassi d’interesse, guerra in Ucraina, inasprimento del conflitto israelo-palestinese, lo spettro di un crollo finanziario negli Stati Uniti… Per chi si occupa del mercato dell’arte i motivi di preoccupazione non mancano. Senza dimenticare l’attacco informatico che ha colpito Christie’s a maggio, rivendicato dal gruppo RansomHub, che minaccia di rivelare i dati personali dei collezionisti più ricchi del mondo. È un eufemismo dire che tutti sono con il fiato sospeso alla vigilia dell’apertura, il 13 giugno, della fiera Art Basel, questo grande raduno del mondo dell’arte che dà il polso al mercato. “Vendiamo tutti i giorni, ma quello che è cambiato è che sopra i 150mila euro ci vuole più tempo, la gente pensa di più” sfumatura la gallerista Nathalie Obadia, stimandola “che non stiamo vivendo una crisi, ma un rallentamento”.

I più ottimisti si basano sui risultati rassicuranti delle vendite di maggio a New York, dove solitamente si guadagnano centinaia di milioni di dollari. In questa stagione, però, sono mancati questi trofei che attirano l’attenzione dei media, come la collezione di Harry e Linda Macklowe, il cui divorzio è stato il miele dei tabloid americani e il burro di Sotheby’s nel 2021. O il meraviglioso ensemble di Paul Allen , co-fondatore di Microsoft, la cui tenuta presso Christie’s aveva tagliato il traguardo simbolico del miliardo di dollari nel 2022.

Che ce ne pentiamo o no, è proprio questa punta dell’iceberg che fissa i prezzi, determina i gusti e indica le tendenze. Nel primo tempo quest’ultima è in calo. Il volume delle vendite è quindi diminuito del 22% a maggio rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Un anno che, senza essere catastrofico, era già poco prospero: secondo il rapporto annuale Art Basel-UBS, pubblicato a marzo, il mercato si è contratto del 4% nel 2023. “Nessun dipinto è stato venduto per più di 50 milioni di dollari, segno di cautela di fronte a un mercato incerto”riassume il moderno broker d’arte Thomas Seydoux, un acuto osservatore del mezzo.

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Le case d’asta sono comunque riuscite a salvare le apparenze riducendo i rischi. Per un centinaio di pezzi messi all’asta a maggio, si è avvalso del sistema di garanzia di terzi, che assicura ai venditori un prezzo minimo, qualunque sia l’esito della vendita. Constatando lo scarso interesse suscitato da un dipinto di un grande personaggio dell’astrazione americano scomparso nel 2023, Brice Marden, generosamente stimato tra i 30 e i 50 milioni di dollari, Christie’s ha preferito ritirarlo prima di metterlo in vendita per evitare di alterarne la valutazione. .

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