Francia/Grand Est: I neon di Cerith Wyn Evans, “qualcosa di eccezionale” da vedere a Metz

Francia/Grand Est: I neon di Cerith Wyn Evans, “qualcosa di eccezionale” da vedere a Metz
Francia/Grand Est: I neon di Cerith Wyn Evans, “qualcosa di eccezionale” da vedere a Metz
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Un invito alla “coreografia intima”, secondo le vibrazioni: l’artista gallese Cerith Wyn Evans prende possesso del Centre Pompidou-Metz da venerdì, con una mostra sensoriale. «Cerith Wyn Evans. “Luci prese in prestito da Metz” è la prima mostra personale dell’artista in un’istituzione francese dal 2006 e la sua monografia al Museo d’Arte Moderna di Parigi. Ha raccolto lì molte delle sue sculture: tubi al neon dalle forme astratte, a volte simmetriche, il più delle volte anarchiche, che si illuminano e si spengono in modo casuale. Una deviazione poetica di un oggetto dal mondo moderno in una luce pallida.

L’artista, classe 1958, ha esordito nel mondo del cinema sperimentale, prima di scoprire l’arte concettuale, in particolare la scultura e l’installazione. Si interessa al vetro e fa risuonare le sue opere con composizioni musicali. Vediamo ad esempio “Mantra”, la sua opera composta da due lampadari in vetro di Murano soffiato a mano. Le luci si accendono e si spengono durante la riproduzione di una registrazione al pianoforte. Appena si entra nell’edificio sono visibili le piante e due enormi colonne trasparenti che ospitano lampadine spente.

Non si illuminano: queste opere sono state progettate nel 2010 con lampadine a incandescenza ormai obsolete. Le colonne “rappresentano il passaggio del tempo, l’obsolescenza programmata, la temporalità delle tecnologie in dialogo con gli alberi”, commenta Zoé Stillpass, curatrice della mostra.

Ben diversa l’atmosfera al terzo piano, nella galleria rilevata da Cerith Wyn Evans: colonne, simili a quelle del piano terra, si illuminano, grazie ai LED, al ritmo del respiro. L’ampia galleria offre, su entrambi i lati, immense vetrate che lasciano risuonare i monumenti di Metz, in particolare la sua imponente cattedrale dal tetto verde riconoscibile in lontananza. Le pareti, lungo tutta la sala, sono state interamente ricoperte di specchi , che può anche mantenere l’“illusione” e ricordare, tra l’altro, gli ascensori “dove le persone sono circondate da specchi e si fotografano”, confida l’artista.

Questo spazio è piuttosto inteso come un “giardino da passeggio”, dove lo spettatore scopre, a suo piacimento, le opere luminose e musicali distribuite nello spazio, senza alcun muro divisorio. Alcune sinfonie sono suonate anche al pianoforte dallo stesso artista. L’immagine del giardino è stata voluta anche dall’artista, appassionato del Giappone, che vi si reca molto spesso. “Stando in mezzo ai giardini, potevo nutrirmi in modo spirituale. Questo è ciò che volevo portare a Metz”, spiega.

Questa mostra è in lavorazione al Centre Pompidou-Metz da diversi anni, spiega la sua direttrice Chiara Parisi. Nel 2020, in piena pandemia, ha inviato un invito all’artista. Dopo che lui si era rifiutato per tre volte di venire a Metz, è seguita “una lunga discussione”, ricorda. Mesi, anni di lavoro hanno generato “qualcosa di eccezionale”, afferma la Parisi, descrivendo Cerith Wyn Evans come una “meraviglia di precisione e invenzione”. Secondo lei, realizza “un autoritratto” creando un dialogo tra opere antiche e recenti, che il visitatore dovrà “domare”.

Cerith Wyn Evans dichiara di essere “un po’ allergica alla spiegazione e all’interpretazione” del suo lavoro ma riconosce che la vocazione di questa mostra è quella di invitare i visitatori ad una “coreografia intima” secondo le vibrazioni: quelle della luce, ma anche quelle delle melodie che accompagnano alcuni oggetti in questo viaggio. L’ampio spazio lasciato alla luce del giorno offre anche una visione diversa della mostra, a seconda del meteo o dell’orario di visita. La mostra è visibile fino al 14 aprile 2025.

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