La pittura germanica risplende in tre musei dell’Est, a Besançon, Colmar e Digione

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“Il martirio di Sant’Orsola” (1520-1525), di Bernhard Strigel, sarà esposto nella mostra “Maestri e meraviglie”, al Museo delle Belle Arti di Digione. BANCARELLA/MULHOUSE/MUSEO UNTERLINDEN, COLMAR

Le sale a lui dedicate al Louvre non sono, lungi dall’essere, le più frequentate del museo, e la prima (che fu anche l’ultima) grande mostra che gli fu dedicata a Parigi ebbe luogo nel 1950: non amato, poco studiata, la pittura germanica della fine del Medioevo e dell’inizio del Rinascimento è troppo spesso eclissata da quella italiana, che è anche, in misura minore, il destino della pittura fiamminga. Per “germanico” dobbiamo intendere quello prodotto nella parte settentrionale di quello che era l’Impero Asburgico, governato a quel tempo da Massimiliano Iehm poi da Carlo V.

Un territorio gigantesco e frammentato che comprendeva soprattutto i principati di quella che non era ancora la Germania, l’Austria, il Tirolo, la Svizzera (fino al 1501) e la Bosnia-Erzegovina a est, e, a ovest, gli antichi Stati della Borgogna (attraverso il matrimonio di Massimiliano con Maria, erede di Carlo il Temerario), che possedeva buona parte dei Paesi Bassi. Più la Spagna e una grossa fetta dell’Italia, ma questo va oltre le nostre possibilità.

Un mosaico perfettamente riflesso da tre mostre che coronano il lavoro di più di quattro anni di ricerca svolta presso l’Istituto Nazionale di Storia dell’Arte da Isabelle Dubois-Brinkmann, conservatrice capo del patrimonio, e Aude Briau, dottoranda. Facendo affidamento su un team internazionale, hanno compilato un repertorio di circa 500 opere prodotte tra Germania e Austria, Svizzera settentrionale e Alsazia, tra la fine del Medioevo e il Rinascimento (dal 1370 al 1550), tutte conservate in collezioni pubbliche francesi. La loro analisi approfondita ha portato a numerosi restauri, qualche scoperta e due o tre spettacolari proposte di riattribuzione (un Dürer in particolare), sempre che siano validate dal resto della comunità scientifica.

Martiri e tempi difficili

Buona parte di questo corpus (poco meno della metà) è quindi oggetto di tre mostre simultanee: a Digione, con il titolo “Maestri e Meraviglie”, Dipinti del XIV secoloe e XVe secoli; a Besançon (“Made in Germany”), opere rinascimentali e loro copie successive e, a Colmar (“Colore, gloria e bellezza”), dipinti eseguiti nell’Alto Reno. Non consiglieremo mai abbastanza la visita successiva alle tre mostre: oltre a promettere un fine settimana piacevole e informativo, avremo una panoramica molto interessante del modo in cui lo stesso soggetto può essere presentato nello spazio in modi radicalmente diversi, che impara molto sull’arte della scenografia una mostra oggi, tra l’allestimento rigoroso e arioso di Digione, quello classico di Besançon, e infine quello infantile, amichevole, educativo, spesso giocoso e divertente, ma abbastanza confuso, di Colmar .

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