Gli archivi delle banche e degli avvocati non hanno ancora svelato tutti i loro segreti risalenti alla seconda guerra mondiale, ritiene Marc Perrenoud, ex consigliere scientifico della commissione Bergier. Chiede che vengano nuovamente esaminati, in particolare quelli di UBS.
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7 gennaio 2025 – 05:25
(Keystone-ATS) “La commissione Bergier ha scoperto così tanta documentazione che non abbiamo potuto esaminarla durante i cinque anni del nostro mandato”, dal 1996 al 2001, spiega lo storico in un’intervista trasmessa martedì da Le Temps, dopo che una commissione del Senato americano ha rivelato che Credit La Suisse ha nascosto informazioni durante precedenti indagini su conti bancari appartenuti ai nazisti. “Eravamo sotto pressione. Il decreto federale era valido fino al 31 dicembre 2001”.
Oltre alla mancanza di tempo, Perrenoud punta alla collaborazione delle banche. “In alcuni casi sospettavamo [une] ritenzione [d’information]ma non ne eravamo informati e non avevamo prove”. La commissione avrebbe potuto inviare ispettori di polizia a controllare, aggiunge, ma “c’era il rischio di distruzione degli archivi, come ha dimostrato il caso Meili nel caso UBS”.
Lavoro “non esaustivo” presso UBS
Nel gennaio 1997 Christoph Meili, ex guardia dell’UBS, salvò dalla distruzione importanti archivi. Nell’ambito del caso dei fondi sottratti, il Consiglio federale aveva emanato disposizioni che garantivano l’accesso ai documenti ai ricercatori delle commissioni Bergier e Volcker. Il decreto specificava che i documenti non dovevano essere distrutti o resi inaccessibili.
Marc Perrenoud constata inoltre che le banche hanno presentato molto tardi gli archivi alla commissione Bergier. «Ad esempio, al termine del nostro lavoro UBS ci ha inviato nuove informazioni sui clienti. Ci siamo poi resi conto che l’inventario che avevamo ricevuto nel 1997 era notoriamente incompleto”, spiega. «Dovremmo lavorare negli archivi UBS; non era esaustivo.”
La commissione indipendente di esperti, detta comunemente commissione Bergier, è stata istituita dal Consiglio federale nel dicembre 1996 per far luce sulla questione dei fondi dormienti e sul ruolo della Svizzera durante la seconda guerra mondiale. Ha pubblicato un rapporto finale nel marzo 2002, oltre a dozzine di studi.