“Stiamo assistendo a una crescente invisibilità del lavoro”

“Stiamo assistendo a una crescente invisibilità del lavoro”
“Stiamo assistendo a una crescente invisibilità del lavoro”
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Il sociologo Denis Colombi autore di Chi lavora davvero (edizioni Payot) sottolinea che l'opera acquisirà visibilità ridiventando a “questione di lotta” nelle imprese così come nel dibattito pubblico.

Nel tuo lavoro evidenzi un processo di “crescente invisibilizzazione” del lavoro. Ai suoi occhi si basa soprattutto su rappresentazioni parziali…

Il modo in cui i politici affrontano il tema permette di comprendere appieno il peso di queste rappresentazioni. Quando, ad esempio, raccontano il loro rapporto con il lavoro, quando vogliono parlare della “Francia che si alza presto”, molti di loro si rivolgono al mercato internazionale di Rungis. È un’immagine che metterà in ombra altre situazioni lavorative, come quella dei cassieri dei supermercati che finiscono tardi, o quella delle casalinghe che si alzano anch’esse presto per accudire i figli e svolgere lavori domestici… Molte professioni – nei servizi, per esempio – passano “sotto il radar”, perché non corrispondono all’immagine che abbiamo del lavoro.

Il processo di invisibilità è in atto anche nel cuore delle aziende. In che modo l’organizzazione del lavoro può contribuire a tutto ciò?

Molti meccanismi rendono più complessa la comprensione del lavoro svolto. L'atomizzazione dei compiti, per esempio. Con questa divisione del lavoro diventa più difficile spiegare la propria missione, darne conto, dire, in fondo, qual è il proprio scopo. Allo stesso tempo, il lavoro oggi si riferisce, in misura significativa, ad attività in cui non si tratta tanto di fare qualcosa quanto di rendere possibile agli altri di farlo. Altro fattore di complessità: le professioni si evolvono e si “burocratizzano”, come dimostra la sociologa Béatrice Hibou, citando il caso degli infermieri che devono compilare numerosi documenti prima e dopo le loro procedure mediche.

Lei crede più in generale che l’invisibilità del lavoro sia “profondamente inscritta nelle dinamiche del capitalismo”. Per quello ?

È un’idea che può sembrare, a prima vista, controintuitiva. Il capitalismo ha infatti posto il lavoro al centro e ci incoraggia a pensarlo come un’attività specifica. Ma, allo stesso tempo, parteciperà a questa invisibilità. Innanzitutto rispondendo alla domanda “Chi lavora davvero?” »: mette in evidenza chi possiede il capitale e non i lavoratori. Pertanto, sono gli innovatori, i creatori, coloro che controllano e prendono le decisioni che “fanno” l’economia. Tuttavia, non è Jeff Bezos, il fondatore di Amazon, che si trova nel magazzino a preparare i pacchi e poi a garantirne la consegna.

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