Anita Kirppis, trecce da indossare

Pubblicato il 1 luglio 2024 alle 11:41.

Anita è un riferimento al nome della madre e della nonna dell’artista, Natalia Comandari. L’omaggio alla sua stirpe è accompagnato anche dai ricordi indelebili della sua infanzia in El Salvador, dove ritorna ogni anno. “È stata mia nonna a insegnarmi tecniche come l’uncinetto, la tessitura e il ricamo”, sottolinea con il suo accento leggermente cadenzato, evocando il suo fascino per questa abilità così marcata, questo genio del gesto. “L’artigianato ha avuto un grande impatto su di me. Anche quando studiavo video alla Head di Ginevra, la gente spesso mi faceva notare che a volte mantenevo un lato artigianale nel mio approccio”.

Arte o artigianato? Per Natalia è del tutto artificioso fare questa distinzione. Si muove così tra i suoi mandati video, i suoi DJ set che mescolano ritmi afro-latini e techno, e la sua attività di intrecciatura. I suoi primi capi indossabili nascono nel 2012, grazie ad una residenza tessile in Finlandia. Lì curiosa nei negozi dell’usato per raccogliere ritagli di stoffa, ma è anche incuriosita dai negozi di bricolage dove compra la corda. Più tardi, in Türkiye, incontrò anche qualcuno capace di tingere le corde nelle tonalità da lei scelte. I suoi primi pezzi costituivano un insieme eterogeneo di collane imponenti, spesso uniche, create secondo le ispirazioni del momento o talvolta interagendo direttamente con i suoi clienti.

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