Pubblicità mirata: l’UE ritiene che Meta violi le norme sui dati personali

Pubblicità mirata: l’UE ritiene che Meta violi le norme sui dati personali
Pubblicità mirata: l’UE ritiene che Meta violi le norme sui dati personali
-

Lunedì l’UE ha aperto la strada a pesanti sanzioni finanziarie contro Meta, stabilendo che il campione dei social network non ha rispettato le norme europee sull’uso dei dati personali per la pubblicità mirata.

Meta è costretta a richiedere il consenso dell’utente per poter combinare i dati dei suoi diversi servizi a fini di profilazione pubblicitaria.

Per adeguarsi, il gruppo americano ha offerto agli utenti di Facebook e Instagram un abbonamento a pagamento che permette loro di evitare di essere presi di mira dalla pubblicità. Se invece desiderano mantenere un servizio gratuito, dovranno accettare di fornire i propri dati.

“Meta ha costretto milioni di utenti in tutta l’UE a fare una scelta binaria: pagare o acconsentire. Secondo i nostri risultati preliminari, si tratta di una violazione” del regolamento sui mercati digitali (DMA), ha affermato il commissario digitale Thierry Breton, su X.

La DMA, entrata in pieno vigore all’inizio di marzo, “ha lo scopo di restituire agli utenti europei il potere decisionale sui propri dati”, ha sottolineato.

Meta sostiene dal canto suo che il suo modello di abbonamento “è conforme al DMA”. “Siamo ansiosi di continuare un dialogo costruttivo con la Commissione europea per chiudere questa indagine”, ha detto un portavoce del gruppo.

– Possibile multa da 12 miliardi di euro –

La Commissione, tuttavia, ritiene che il modello di Meta non sia conforme al regolamento UE, in particolare perché “non consente agli utenti di esercitare il diritto di acconsentire liberamente alla combinazione dei propri dati personali” tra le sue diverse piattaforme.

L’esecutivo europeo ha sottolineato, in un comunicato stampa, che i giganti della tecnologia, come Meta, sono stati in grado di “imporre condizioni di servizio alla loro vasta base di utenti consentendo loro di raccogliere una quantità significativa di dati personali, conferendo potenziali vantaggi rispetto ai loro concorrenti.

Questa opinione, formulata in seguito all’apertura di un’indagine il 25 marzo, è la seconda accusa contro un gigante digitale nell’ambito della DMA.

La settimana scorsa, la Commissione Europea ha denunciato Apple per presunta violazione delle regole europee sulla concorrenza.

Meta può ora esercitare i propri diritti di difesa avendo accesso al fascicolo e rispondere per iscritto alle conclusioni preliminari.

Se questi fossero confermati, la Commissione adotterà una decisione finale di non conformità entro la fine di marzo 2025.

Meta potrebbe quindi rischiare una multa fino al 10% del suo fatturato globale che lo scorso anno ha raggiunto circa 125 miliardi di euro: una sanzione che potrebbe superare i 12 miliardi di euro se il gruppo Zuckerberg di Mark non rispetterà le norme Ue.

La DMA, che ci consente di agire più velocemente e con maggiore forza contro gli abusi competitivi da parte dei giganti digitali, è stata introdotta per proteggere l’emergere e la crescita delle start-up in Europa e offrire più scelta ai consumatori.

Oltre ad Apple, la nuova regolamentazione si applica ad altri quattro colossi americani – Alphabet, Amazon, Apple, Meta, Microsoft – ma anche al social network TikTok, di proprietà del gruppo cinese ByteDance, nonché alla piattaforma olandese di prenotazioni alberghiere Booking .

È stata aperta anche un’indagine nei confronti di Alphabet (Google) per violazione della DMA.

Hai in mente un progetto immobiliare? Yakeey e Médias24 ti aiutano a realizzarlo!

-

PREV Questa nuova legge è passata (quasi) inosservata: da oggi tutte le tue bottiglie cambieranno
NEXT Nasce a Molinfaing un impianto di riciclo PET unico in Belgio: 100 milioni di euro investiti e 125 posti di lavoro previsti (video)