Quando l’auto crea il sabato tra amici diventa la Jaguar XJ 220

Quando l’auto crea il sabato tra amici diventa la Jaguar XJ 220
Quando l’auto crea il sabato tra amici diventa la Jaguar XJ 220
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Negli anni ’80, dall’altra parte della Manica, la sola idea stupiva. Che cosa ? Come ? Jaguar sta costruendo una supercar? Ma tu non ci sei. Lasciamo fare a questi poveri italiani e a questi loschi tedeschi. Noi della Jaguar a Coventry abbiamo messo insieme una berlina e una coupé da gentiluomo, senza volgarità qui.

Ma questo snobismo cessò improvvisamente, un giorno di giugno del 1988 alle 16:00. Dall’altra parte della Manica, a Le Mans, una Jaguar vince la 24 Ore. Immediatamente a Coventry ci fu euforia. Infine, battere Porsche e Ferrari nel loro parco giochi preferito è esaltante. E se li battessimo su altri terreni, questi produttori di F40 e 959? Quando questa idea fu affermata, l’ingegnere capo della casa, Jim Randle, alzò la mano. Potrebbe avere qualcosa al suo attivo che potrebbe interessare il suo capo.

Il degno discendente della XK 120

Da diversi anni lui e alcuni colleghi si incontrano la sera o il sabato per armeggiare insieme fuori dall’orario di lavoro. E alla fine hanno sviluppato un’auto. Tom Walkinshaw è impressionato e ha l’orecchio del management. Normale: è il team manager che ha appena fatto trionfare la Jaguar a Le Mans. E se costruissimo una supercar in una serie molto limitata? E se lo chiamassimo XX 220, in omaggio alla Xk 120, quella che raggiunse le 120 miglia orarie nel 1948? La notizia potrebbe rviaggiando a 220 miglia orarie, o 350 km/h. Banco, a Coventry ci mettiamo al lavoro in giorni diversi dal sabato per realizzare un prototipo.

Troppo lungo e troppo pesante: la prima versione fu abbandonata.

Al Motor Show di Birmingham del 1988, era in mostra quella che divenne la XJ 220. È un’auto di 5,09 m con un passo di 2,84 m. Sotto il cofano troviamo ovviamente il V12 interno, quello che vinse a Le Mans. I visitatori sono entusiasti e i più facoltosi non esitano a firmare sul posto un assegno di deposito: 50.000 sterline, che corrispondono a circa 150.000 euro di oggi. Una cannuccia, visto che dovranno pagare 1,2 milioni di euro di più al momento della consegna.

A Coventry siamo felicissimi. Ma non per molto tempo. Durante i primi test fu un disastro. L’auto è troppo lunga e troppo pesante. È totalmente instabile e a disagio. Dobbiamo cambiare tutto. A cominciare dal motore. Al posto del V12 inseriamo un V6 biturbo. Il potere ? 550 CV, 50 in più del V12. Solo che i cavalli in questione non sono purosangue. Provengono dalla Austin Metro gruppo B iscritta al mondiale rally. Per la nobiltà torneremo e i clienti che hanno versato un acconto sognando il V12 valgono le loro sterline. Ma non si arrendono, perché ciò che perde la nobiltà, guadagna in efficienza: il cambio di motore è perfettamente convalidato dal cronometro.

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Un record, ma anche una delusione

È sul circuito di Nardò in Italia che questo giudice di pace emette questo verdetto. L’anno è il 1992 e al volante troviamo il pilota di F1 Martin Brundle. Ma se l’auto va veloce e batte il record del mondo, non raggiungerà i 350 km/h e dovrà accontentarsi di 341 km/h. La XK 220 però non cambia nome e anzi riscuoterà un grande successo visto che sono state vendute le 220 unità inizialmente previste. Un grande successo per un’auto che, all’inizio, era solo un progetto fai da te del fine settimana.

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