La gravità di un crimine è relativa da un paese all’altro. La giustizia svizzera lo ha appena sperimentato, processando un pensionato di 73 anni per insulti, diffamazione e minacce. Residente in Portogallo, questo ex finanziere invia regolarmente e-mail virulente agli ex partner commerciali, definendoli “nazisti” e “ciarlatani”. Le autorità svizzere hanno quindi emesso un mandato internazionale contro di lui nel 2020.
Da allora l’uomo è stato arrestato due volte in Europa, in Portogallo e nei Paesi Bassi. Nel 2021, il Portogallo ha respinto una richiesta di estradizione, ritenendo che i fatti non giustificassero tale misura. Va notato che in Svizzera la diffamazione e gli insulti sono reati penali, a differenza di altri paesi, dove queste controversie vengono spesso risolte in tribunale civile.
L’imputato, che ritiene esagerate le accuse, ha rifiutato di comparire alle udienze in Svizzera e ha continuato le sue provocatorie campagne via e-mail. Nonostante ciò, il mandato internazionale resta in vigore, e nel 2022 il pensionato è stato arrestato ad Amsterdam per poi essere nuovamente rilasciato.
L’intransigente procura di Zurigo ha proseguito le sanzioni e ha confiscato diverse decine di migliaia di franchi dal suo conto svizzero per coprire le multe inflitte. Gli avvocati del fuggitivo ritengono eccessivo l’inseguimento e consigliano al cliente di evitare la Svizzera. Le autorità svizzere non si pronunciano sulla proporzionalità del loro approccio, citando procedure complesse e confidenziali.
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