L’America sta (ri)tornando al nucleare per far fronte al fabbisogno elettrico della GAFAM

L’America sta (ri)tornando al nucleare per far fronte al fabbisogno elettrico della GAFAM
L’America sta (ri)tornando al nucleare per far fronte al fabbisogno elettrico della GAFAM
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Il passato… e forse anche il futuro del nucleare americano passa da Three Mile Island in Pennsylvania, Stato chiave per le elezioni presidenziali. L’impianto ha lasciato il suo nome nella storia mondiale essendo stato teatro del primo grande incidente nucleare con fusione del combustibile nel reattore danneggiato, un po’ come Chernobyl ma 7 anni prima, nel 1979.
Fortunatamente le perdite radiologiche erano contenute nel contenitore di contenimento che non è esploso, ma da allora gli Stati Uniti hanno congelato tutta la costruzione di nuovi reattori, con una recente eccezione.

E recentemente, nell’ambito del suo progetto di rilancio dell’industria americana che vuole decarbonizzata, Joe Biden si è dichiarato favorevole a un rilancio ancora più schietto del settore nucleare. Questa è la posizione che Kamala Harris assume nella campagna presidenziale, di fronte a Donald Trump che le dice di voler liberare tutte le possibilità di produzione energetica negli Stati Uniti e sostiene la costruzione massiccia di piccoli reattori nucleari per fornire quantità esponenziali di elettricità richiesta dai giganti digitali per le loro innovazioni digitali, siano esse l’informatica quantistica o ovviamente l’intelligenza artificiale, che i due candidati vogliono fare dei pilastri del rinnovamento industriale americano.

Ed è qui che torniamo a Three Mile Island…

Nella centrale elettrica della Pennsylvania, il secondo reattore è rimasto in servizio fino al 2019. Sono trascorsi 5 anni da quando è stato ritirato. Eppure, a fine settembre, l’operatore privato Constellation Energy ha annunciato la volontà di rilanciare la produzione di elettricità, entro il 2028 e per 20 anni, nel quadro di un contratto di fornitura esclusiva… da parte di Microsoft, che spenderebbe miliardi per garantire l’energia produzione in grado di gestire i propri data center e i supercomputer necessari per lo sviluppo delle proprie applicazioni di intelligenza artificiale generativa.

Riavviare i reattori dismessi, piuttosto che costruirne di nuovi, è più economico, permette di avere energia che produce pochissimi gas serra e quindi di far fronte ai propri impegni climatici; ma ciò solleva interrogativi sulla gestione dei rifiuti radioattivi e sulla durata di vita delle centrali elettriche che hanno già più di mezzo secolo.

Amazon e Google per il momento hanno optato invece per lo sviluppo di piccoli reattori di nuova generazione, gli SMR, ma questa tecnologia non dovrebbe essere pronta prima del 2030.

Si stima che il consumo di energia elettrica dei centri di archiviazione dati GAFAM rappresenti il ​​4% del consumo totale negli Stati Uniti e si prevede che raddoppierà, almeno entro il 2030.

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