Accusato negli Stati Uniti di aver fatto parte di una vasta rete di narcotrafficanti, uno dei fratelli del clan mafioso Scoppa ritiene che le prove raccolte dall’FBI siano troppo deboli per giustificare la sua estradizione.
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Roberto Scoppa, 56 anni, è tornato in tribunale questo martedì presso il tribunale di Montreal, sperando di rimanere in Quebec ed evitare così di rischiare di trascorrere anni nelle carceri americane.
Questo perché secondo le autorità americane il fratello dei defunti Andrea e Salvatore Scoppa sarebbe stato coinvolto in una vasta rete di narcotrafficanti che operava in tutto il continente. Secondo l’FBI, prima di essere ammanettati, i criminali sono riusciti a smaltire 951 kg di cocaina, 845 kg di metanfetamine, 20 kg di fentanil e 4 kg di eroina.
Roberto Scoppa
Foto di cortesia
“Ogni individuo aveva un ruolo nel gruppo criminale, con fornitori in Messico che trasportavano la droga negli Stati Uniti, distributori, un canadese che si occupava delle esportazioni, autisti…”, ha detto la procura della California.
Un “grossista”
Scoppa, che aveva sede a Montreal, era presumibilmente un “grossista” di criminali che operavano in Florida, Texas e Canada occidentale. È stato lui ad acquistare “massicce quantità” di droga, da rivendere a livello nazionale o ai nostri vicini del sud, dicono gli americani.
Foto per gentile concessione della Royal Canadian Mounted Police
Di diverso avviso, invece, il team di avvocati che rappresenta Scoppa. Perché se le prove permettono di credere che ci sia stata un’associazione a delinquere tra narcotrafficanti, non è sufficiente che Scoppa venga condannato “oltre ogni ragionevole dubbio”.
Le autorità americane hanno smantellato, in collaborazione tra gli altri con l’RCMP, una rete di trafficanti di droga di cui fa parte Roberto Scoppa, fratello dei mafiosi assassinati Andrea e Salvatore Scoppa. Per gentile concessione della polizia a cavallo reale canadese
Foto per gentile concessione della Royal Canadian Mounted Police
E in questo caso Scoppa non dovrebbe essere estradato, sostengono i suoi avvocaties Jeffrey Boro, Gabriel Fosse e Chantal Bellavance.
Me Erin Morgan, che rappresenta il procuratore generale del Canada per gli Stati Uniti, è ovviamente di parere opposto e chiede che Scoppa venga consegnato alla giustizia americana.
Si prevede che il giudice Catherine Perreault, che sta esaminando il caso, prenderà la sua decisione più tardi.
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