Verso l’eliminazione della riduzione fiscale sulle tasse universitarie?

Verso l’eliminazione della riduzione fiscale sulle tasse universitarie?
Verso l’eliminazione della riduzione fiscale sulle tasse universitarie?
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Il Consiglio per le Ritenute Obbligatorie, presso la Corte dei Conti, propone di eliminare la riduzione fiscale sulle tasse universitarie per alunni e studenti. Ritenuto inefficace e superfluo, questo vantaggio fiscale, poco conosciuto nonostante sia utilizzato da 4,5 milioni di famiglie, è considerato avvantaggiare principalmente le famiglie più ricche.

Un taglio fiscale costoso e poco mirato

Il Consiglio delle Detrazioni Obbligatorie (CPO) ha proposto di abolire la riduzione fiscale sulle tasse universitarie, un meccanismo poco pubblicizzato nonostante sia utilizzato da 4,5 milioni di famiglie in Francia. Questa riduzione, che consente di detrarre dall’Irpef 61 euro per un figlio delle medie, 153 euro per uno studente delle superiori e 183 euro per uno studente, rappresenta per lo Stato un costo complessivo di 433 milioni di euro nel 2023.

Sebbene l’importo in questione sia inferiore rispetto ad altre misure fiscali, come il credito d’imposta per l’assunzione di un dipendente a domicilio (6,8 miliardi di euro previsti per il 2025), il CPO ne mette in dubbio l’utilità, come riportato da La Tribune. Questa riduzione fiscale apparentemente semplice – basta indicare il numero di figli a scuola nella dichiarazione dei redditi – è considerata “ridondante” e “scarsamente mirata” rispetto ad altri aiuti pubblici, come l’assegno per il rientro a scuola (ARS). o borse di studio. Secondo il Consiglio, questa misura è rivolta principalmente alle famiglie benestanti e soggette a tassazione, mentre sono escluse le famiglie a basso reddito, spesso non soggette a tassazione.

Un altro punto sollevato dal rapporto è la concentrazione di questo vantaggio fiscale sulle famiglie più ricche. Secondo i dati CPO, infatti, “le famiglie situate nell’8°, 9° e 10° decile del reddito fiscale di riferimento (RFR) rappresentano il 66% dei beneficiari per la scuola media, il 67% per la scuola superiore e il 75% per la scuola “superiore”. . Questa situazione è in parte dovuta alla natura stessa della riduzione fiscale, che va a vantaggio solo delle famiglie contribuenti. D’altro canto, le classi medie e basse, più propense a utilizzare l’ARS o le borse di studio, accedono raramente a questo vantaggio fiscale.

Una riforma necessaria per indirizzare meglio gli aiuti?

Il rapporto evidenzia anche il paradosso di questa misura, che non richiede alcuna formalità particolare oltre alla compilazione della dichiarazione dei redditi. Tuttavia, molte famiglie ammissibili non ne fanno uso, un fenomeno chiamato “non assorbimento”. Questa osservazione si aggiunge alla critica secondo cui l’importo della riduzione, da 61 a 183 euro a seconda del livello di studi, resta relativamente basso rispetto ad altri aiuti come l’ARSche oscilla tra 416 e 454 euro annui.

Secondo il Consiglio, la riduzione fiscale delle tasse universitarie non svolge pienamente il suo ruolo di sostegno alle famiglie, in particolare perché è mirata alle famiglie contribuenti. È considerato “simbolico” e “poco efficace” rispetto ai bisogni delle famiglie. Il CPO suggerisce che questa misura, duplicata con l’indennità per il rientro a scuola o le borse di studio, potrebbe essere rimossa per reindirizzare i fondi verso sistemi più equi ed efficienti.

Questa proposta si inserisce in un contesto più ampio di riflessione sulle scappatoie fiscali, mentre il governo cerca di ridurre la spesa pubblica. Anche altre misure, come la riduzione del 10% sulle pensioni di anzianità o il credito d’imposta per il lavoro domestico, sono oggetto di riforme.

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