L’industria automobilistica è preoccupata. Lunedì 14 ottobre su RTL, il capo di Stellantis, Carlos Tavares, non ha voluto parlare di tagli di posti di lavoro o di chiusure di fabbriche. Ma sul sito di Douvrin, vicino a Béthune, è un po’ difficile crederci. Gli scioperi sono previsti per giovedì 17 ottobre perché i segnali negativi aumentano.
Nella zona industriale di Douvrin gli operai non si fanno più molte illusioni. Il sito produce ancora 1.200 motori al giorno, dieci volte meno rispetto a qualche anno fa. Come se la direzione avesse già condannato la fabbrica. “Hanno deciso di chiudere lentamente la fabbrica. Stanno fermando le linee di produzione ogni mese, hanno assunto dei geometri per rimisurare tutta la terra per vendere tutto”, denuncia Régis Scheenaerts, rappresentante sindacale.
“Tavares e tutta la squadra devono riclassificare tutti i dipendenti con uno stipendio vero. Se non lo fa dovrà pagare. Preferisce davvero rivolgersi agli azionisti e dire: ‘Garantirò la liquidità’. È un disprezzo”, aggiunge. Presentati come vittime della transizione ecologica, questi dipendenti hanno difficoltà a trasferire la loro attività in Ungheria. “I motori termici non si fermano, vengono fabbricati altrove. Vogliono ucciderci”, nota Éric, che lavora sul posto da 30 anni.
Secondo i sindacati, la riclassificazione è tutt’altro che scontata anche nella fabbrica di batterie elettriche nata proprio lì accanto.
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