Una torre che cattura l’acqua per ridistribuirla: la Torre Warka

Una torre che cattura l’acqua per ridistribuirla: la Torre Warka
Una torre che cattura l’acqua per ridistribuirla: la Torre Warka
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Progettata da un architetto italiano, la Torre Warka cattura l’umidità dell’aria per trasformarla in acqua potabile. Questa promettente invenzione si sta diffondendo in tutto il mondo, in particolare in Africa, dove il fabbisogno idrico rappresenta una questione essenziale.

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Una torre che cattura l’acqua per ridistribuirla / Warka Tower-jedane-pixabay.jpg

Mancanza d’acqua: principale causa di mortalità

Secondo l’OMS e l’UNICEF, nel 2022 700 milioni di persone (pari al 9% della popolazione mondiale) non avevano acqua potabile e 2,2 miliardi di persone non avevano accesso ai servizi igienico-sanitari. È una delle principali cause di morte a livello mondiale. Più di un terzo della popolazione dell’Africa sub-sahariana è colpita da queste gravi carenze e talvolta sono necessarie ore di cammino per trovare acqua, che non sempre è potabile. Questa constatazione allarmante arriva 9 anni dopo l’impegno delle Nazioni Unite, assunto nel 2015, di garantire a tutti l’accesso all’acqua e ai servizi igienico-sanitari. Per raggiungere questo obiettivo nel 2030, sarebbe necessario moltiplicare per 12 il tasso di progresso dell’accesso all’acqua potabile e per 20 quello dei servizi igienico-sanitari, mentre episodi di caldo e siccità si susseguono e si intensificano di anno in anno.

Umidità dell’aria trasformata in acqua potabile

Durante la partecipazione a una conferenza sullo sviluppo in Etiopia nel 2012, l’architetto italiano Arturo Vittori si è confrontato sul campo con la tragica realtà della scarsità d’acqua. Lo stesso anno, tornato a Roma, inventa nei suoi laboratori la Warka Tower, un processo ingegnoso il cui progetto pilota ha visto la luce nel 2015 in terra etiope. Quell’anno furono testati e perfezionati dieci prototipi. La prima torre è stata installata a Dorzé (valle dell’Omo), poi ne sono seguite altre in diversi paesi (Camerun, Togo, Haiti, Brasile, Tanzania). La Torre Warka è una struttura di bambù intrecciato alta dai 9 ai 10 metri (15 metri la più alta), del peso di circa sessanta chili, che evoca il warka, un gigantesco fico molto diffuso in Etiopia che simboleggia abbondanza e generosità. La torre è dotata di una rete in polietilene per la cattura delle microgocce d’acqua, che scorrono lungo la rete per raggiungere un collettore posto sul fondo della torre. Le prestazioni delle torri dipendono dalla loro altezza e dal livello di umidità, ma possono raccogliere fino a 100 litri d’acqua al giorno, ovvero 200 bottiglie da 50 cl.

Un dispositivo semplice, ecologico ed economico

Questi trucchi sono ispirati alla natura e alle tecniche tradizionali e non richiedono né pompe né elettricità. Sono realizzati con materiali locali, sostenibili e completamente riciclabili, come il bambù. Il loro costo rimane molto modesto (massimo 1.000 euro materiali compresi) e richiedono poche risorse umane (otto persone in media per due mesi per la costruzione, e il doppio per la finalizzazione). Per lo smontaggio della struttura, in particolare per la sua manutenzione, sono sufficienti due ore. Il problema più difficile, secondo l’architetto, è trovare partner locali che sostengano i progetti e mantengano le torri, poiché i volontari non hanno necessariamente una cultura a lungo termine. Attualmente sono in corso ricerche per sviluppare Warka Towers di piccolo formato. La Scuola Centrale di Lione sta lavorando ad un progetto di modello in scala alto 2 metri. Altri paesi (Marocco, Isole Canarie, Sud America) hanno installato collettori di nebbia nelle zone montuose. Funzionano secondo lo stesso principio, ma hanno bisogno della forza del vento e la loro manutenzione è impegnativa.

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