Finanza verde: verso una maggiore trasparenza nella gestione del rischio climatico

Finanza verde: verso una maggiore trasparenza nella gestione del rischio climatico
Finanza verde: verso una maggiore trasparenza nella gestione del rischio climatico
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Il Marocco sta implementando obblighi di rendicontazione affinché gli operatori finanziari possano comprendere e gestire meglio i rischi legati al cambiamento climatico, una questione cruciale per la stabilità economica del Paese.

L’adozione di pratiche di trasparenza nella finanza potrebbe essere la chiave per navigare nelle acque turbolente del cambiamento climatico. Nell’ambito della strategia di sviluppo dei finanziamenti per il clima per il 2030, il Marocco mira a rafforzare la resilienza del proprio settore finanziario di fronte ai rischi climatici.

Per fare ciò, l’asse strategico n. 6 prevede l’introduzione di nuovi “obblighi di informativa e trasparenza” per banche, assicuratori e altri attori finanziari riguardo al loro livello di esposizione ai rischi legati al cambiamento climatico. Dato che i rischi climatici rappresentano una minaccia crescente per la stabilità finanziaria, è essenziale che i regolatori abbiano una visione chiara della portata dell’esposizione delle istituzioni al rischio fisico legato ai disastri naturali, ma anche ai rischi di transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio.

I principali rischi climatici
Secondo un analista, “questi nuovi requisiti potrebbero coprire due principali categorie di rischi climatici. Da un lato, i rischi fisici cronici come l’innalzamento del livello del mare o i cambiamenti nelle precipitazioni. D’altra parte, i rischi legati alla transizione energetica, come il deprezzamento degli asset che emettono elevati livelli di carbonio.

L’innalzamento del livello del mare rappresenta infatti un grave rischio, in particolare per le infrastrutture costiere, le zone basse e le isole. Ciò può portare a inondazioni, erosione costiera, distruzione di habitat naturali e intrusione di acqua salata nelle falde acquifere. I cambiamenti nelle precipitazioni, che si tratti di siccità prolungate o di precipitazioni estreme più frequenti, interrompono i cicli naturali e la fornitura di acqua dolce necessaria per l’agricoltura, l’industria e il consumo umano. Altri rischi fisici includono l’aumento degli eventi meteorologici estremi (uragani, ondate di caldo, incendi), lo scioglimento delle calotte glaciali e il degrado degli ecosistemi.

Il deprezzamento di beni ad alte emissioni di carbonio, come le centrali elettriche a carbone, gli impianti di petrolio e gas e alcune infrastrutture di trasporto, diventerà inevitabile per raggiungere la neutralità del carbonio. I settori economici dipendenti dai combustibili fossili dovranno essere ristrutturati, con potenziali impatti sull’occupazione e sulla catena di approvvigionamento.

Nuove e più severe normative ambientali, la tariffazione del carbonio e i cambiamenti nel comportamento dei consumatori metteranno pressione sui modelli di business tradizionali. Questi sono tutti rischi climatici che avranno importanti implicazioni finanziarie per investitori, aziende e governi in termini di perdite materiali, costi di transizione e responsabilità. La corretta comprensione e gestione di questi rischi diventeranno essenziali. A livello metodologico, il lavoro svolto nell’ambito dell’iniziativa pilota per i test di resistenza climatica della Rete Green Morocco fornirà un quadro iniziale.

“Stiamo lavorando su scenari quantitativi che tengano conto di specifici shock climatici, consentendo di modellare gli impatti finanziari sui portafogli di attività”, indica uno specialista del rischio.

Con quale frequenza di segnalazione?
I dati che gli istituti dovranno divulgare riguarderanno in particolare la loro esposizione ai settori e alle controparti vulnerabili, le emissioni di gas serra finanziate, nonché le misure adottate per mitigare i rischi.

“Una frequenza di rendicontazione annuale sembra un buon compromesso iniziale, ma potrebbe essere rafforzata in futuro”, ha affermato un analista.

Anche se i principi di base si applicheranno all’intero settore finanziario, sono prevedibili specificità normative. I requisiti per le banche si concentreranno maggiormente sul rischio di controparte, mentre per gli assicuratori e gli investitori istituzionali l’accento sarà posto sui rischi di mercato e di asset. Per l’implementazione iniziale di questa nuova rendicontazione è previsto un periodo compreso tra 12 e 18 mesi, con un periodo di rodaggio comprensivo di simulazioni e test.

“Una guida tecnica dettagliata, nonché il supporto locale da parte degli enti regolatori, garantiranno un’applicazione armonizzata”, ci assicurano.

Per uno specialista del rischio climatico, questo esercizio di trasparenza costituirà un’importante leva per l’accelerazione. Al di là della conformità normativa, si tratta di integrare pienamente questi rischi nelle strategie di asset allocation e di gestione del rischio.

Un movimento globale

Questi nuovi requisiti fanno parte di un movimento globale volto ad aumentare la resilienza del settore finanziario globale, basandosi sulle raccomandazioni della Task Force sull’informativa finanziaria legata al clima (TCFD). Il Marocco è pioniere nella regione MENA e intende adottare questo approccio a lungo termine, in linea con l’evoluzione delle migliori pratiche internazionali.

Bilal Cherraji / Ispirazioni ECO

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