La principale compagnia mineraria di “Caillou” ha annunciato lunedì 14 ottobre che sospenderà l’attività di uno dei suoi centri, colpito dai disordini vissuti in primavera. Centinaia di posti di lavoro sono ora a rischio.
Non riusciva ad alzarsi. A farlo sarà la Société Le Nickel (SLN), una compagnia mineraria “mettere a dormire” il centro di Thio, cittadina situata sulla costa orientale della Nuova Caledonia. L’azienda ha spiegato, lunedì 14 ottobre, di essere stata troppo colpita dalla violenza delle rivolte del maggio scorso, legate alla mobilitazione contro il disgelo del corpo elettorale. Sono minacciati quasi 230 dipendenti e 120 posti di lavoro in subappalto, per un totale di 31 milioni di euro di contratti annuali.
“L’intera economia, i nostri negozi, i nostri mercati dipendono dalla miniera. […] La SLN compie 140 anni di vita di Thio. Ricevere notizie del genere non è nulla di cui essere felici.si è lamentato Jean-Patrick Toura, sindaco della città. In una lettera indirizzata ai dipendenti, lo ha affermato il direttore generale dell’azienda, Guillaume Kurek “l’impedimento assoluto e duraturo dell’accesso [au site] e sfruttare le miniere”.
Il 13 maggio 2024 in Nuova Caledonia scoppiarono disordini che provocarono numerosi incendi, saccheggi e scontri armati. A scatenare queste violenze è stato un disegno di legge approvato da senatori e deputati, che consiste nell’allargare l’elettorato nelle elezioni provinciali, essenziali nell’arcipelago. I sostenitori dell’indipendenza di questo territorio hanno ritenuto che questo disgelo rischierebbe di ridurre il loro peso elettorale e “minando ulteriormente il popolo indigeno Kanak”.
“Blocchi, minacce e intrusioni ripetute”
Il centro minerario di Thio non è stato risparmiato da queste violenze. Il trasportatore che permetteva il carico dei trasportatori del minerale è stato completamente distrutto da un incendio, così come i laboratori, gli uffici e le case dei dipendenti. Anche attrezzature minerarie, pale, caricatori e camion sono stati dati alle fiamme, distrutti o rubati, provocando “una pura e semplice impossibilità di operare”, rileva la SLN che punta anche il dito”blocchi, minacce e ripetute intrusioni”.
Questo danno è stato il colpo finale per l’industria del nichel già in difficoltà. L’esacerbata concorrenza dell’Indonesia ha costretto molti giganti del settore a sospendere miniere e siti metallurgici, in particolare in Australia. In Nuova Caledonia, questa crisi è aggravata dal costo elevato dell’elettricità, di cui la metallurgia consuma molto. A fine agosto, per mancanza di un acquirente, la fabbrica Koniambo Nickel SAS, nel nord del territorio, è stata costretta a chiudere i battenti, lasciando nei guai 1.700 dipendenti. La SLN è in rosso e il suo azionista di maggioranza, il gruppo francese Eramet, ha dichiarato in più occasioni di non voler più finanziare la sua filiale.
E un’intera pagina di storia mineraria sta girando. SLN è strettamente legata all’industria mineraria globale. Fu in Nuova Caledonia che, nel 1875, fu estratto il primo minerale di nichel, dando vita ad un settore che attualmente sta attraversando un rapido cambiamento. Lì l’azienda nacque 5 anni dopo, nel 1880, e lì non aveva mai interrotto la sua attività, nemmeno durante i gravi disordini degli anni ’80, di cui Thio fu epicentro.