Questo difetto un po’ vergognoso è infatti il ​​segno distintivo dei migliori leader

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Decifrare la ricerca che sfida i nostri pregiudizi sulle qualità necessarie per essere un buon leader.

Nell’immaginario collettivo un buon leader deve essere carismatico, energico, a suo agio sotto i riflettori. Insomma, avere tutte le caratteristiche di una personalità estroversa. Non è un caso che le posizioni dirigenziali siano spesso occupate da profili corrispondenti a questi criteri. Da uno studio condotto negli Stati Uniti è emerso che il 65% dei leader intervistati considera l’introversione un ostacolo all’accesso a posizioni di leadership. Solo il 6% ritiene che gli introversi siano più efficaci degli estroversi in questi ruoli.

Tuttavia, uno studio mette in discussione questo apparente vantaggio dei leader estroversi. Pubblicato sulla prestigiosa Academy of Management Journal, è il lavoro di tre ricercatori americani: Adam Grant (Wharton School), Francesca Gino (Harvard) e David Hofmann (University of North Carolina).

Combinando uno studio sul campo nei franchising di pizzerie e un esperimento di laboratorio, sono giunti a una conclusione sorprendente: i team guidati da leader poco estroversi ottengono risultati migliori di quelli guidati da leader molto estroversi, a condizione che i dipendenti stessi si comportino in modo proattivo (prendendo iniziative, mettere in discussione lo status quo, ecc.).

Come spiegare questo fenomeno? Secondo gli autori, i leader estroversi, a causa del loro lato dominante e del loro desiderio di essere sotto i riflettori, tendono ad accettare meno che i loro subordinati prendano iniziative che sfidano la loro autorità. Al contrario, i leader più introversi, più attenti e meno direttivi, sono più ricettivi al comportamento proattivo dei propri dipendenti. Ciò crea un clima favorevole all’impegno e alla performance collettiva.

Lo studio mostra quindi che l’introversione, lungi dall’essere un handicap, può costituire una vera risorsa per un leader, soprattutto in un contesto in cui ci si aspetta sempre più che i dipendenti siano proattivi. Le qualità tipicamente associate agli introversi, come capacità di pensiero, capacità di ascolto e umiltà, si rivelano preziose per ottenere il massimo dai team.

Naturalmente non si tratta di cadere nell’eccesso opposto considerando che solo gli introversi possono essere buoni leader. L’estroversione resta una qualità apprezzabile sotto molti aspetti. Ma questo studio ci invita a dare uno sguardo nuovo a ciò che rende una leadership efficace e a non lasciarci accecare da stereotipi riduttivi.

In un mondo del lavoro in continua evoluzione, dove la creatività e la capacità di adattamento sono più che mai necessarie, le organizzazioni farebbero bene a lasciare più spazio a leader atipici che sappiano ascoltare e catalizzare l’intelligenza collettiva. Gli introversi hanno un futuro brillante davanti a loro!

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