Il grande declino delle economie europea e americana evidenziato dal FMI

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Il Fondo monetario internazionale pubblica buone prospettive di crescita per l’economia mondiale quest’anno, con una o due eccezioni, inclusa la zona euro.

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Pubblicato il 17/04/2024 07:48

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type="image/avif">>La sede del Fondo monetario internazionale (FMI) a Washington. (OLIVIER DOULIERY/AFP)>>
La sede del Fondo monetario internazionale (FMI) a Washington. (OLIVIER DOULIERY/AFP)

Il Fondo monetario internazionale (FMI), istituzione con sede a Washington i cui studi economici sono oggi diretti dall’economista francese Pierre-Olivier Gourinchas, constata la disconnessione delle economie europee da quella degli Stati Uniti. Con una crescita del PIL (ricchezza nazionale) del 2,7% prevista per quest’anno oltre Atlantico, il dinamismo dell’economia americana sostiene l’economia globale, ma l’Europa non svolge questo ruolo trainante.

Secondo il Fondo monetario internazionale la questione è la persistente fragilità delle due maggiori economie della zona euro: Germania e Francia. La ricchezza prodotta dalla Germania quest’anno dovrebbe aumentare di poco lo 0,2% e quella della Francia dello 0,7%. Potremmo dire: la Francia se la passa un po’ meglio della Germania. Ciò è vero, ma resta due punti al di sotto del dinamismo americano, che beneficia dell’aumento della produttività delle sue imprese, della forte domanda e della dinamica dell’offerta di lavoro. Cifre che dimostrano che la zona euro in generale, e il motore franco-tedesco in particolare, devono assolutamente recuperare terreno. Più facile a dirsi che a farsi.

Si sta costruendo la crescita economica. In primo luogo dalla politica economica portata avanti dallo Stato, poi, soprattutto, dagli attori diretti che siano aziende pubbliche o private. Anche alcuni capi cominciano a diventare impazienti. Chiedono all’Europa di lavorare dove ai loro occhi manca la Francia. Piuttosto che attendere un’ipotetica azione massiccia ed efficace da parte dello Stato francese, rivolgiamoci all’Europa, dove le decisioni vengono prese realmente. Come un appello lanciato agli eurodeputati a poche settimane dalle elezioni europee.

La mobilitazione è partita dall’Afep, l’Associazione francese delle imprese private, presieduta da Patricia Barbizet, la prima donna a capo di questa istituzione. L’Afep chiede all’Europa di fare tutto il possibile per rafforzare la competitività delle nostre imprese di fronte alla concorrenza internazionale, in particolare riducendo i sovraccarichi amministrativi e indirizzando i risparmi verso l’innovazione e la transizione ecologica. Ciò che la Francia non può fare efficacemente al proprio livello. In gioco c’è anche un contratto sociale: le grandi aziende francesi danno oggi lavoro a otto milioni e mezzo di persone nel mondo, di cui quattro milioni e mezzo in Europa.

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