Claude Lanzmann ha parlato a lungo con loro per il suo film “Shoah”. Poco prima della sua morte, realizzò una tetralogia.
Di François Ekchajzer
Pubblicato il 20 gennaio 2025 alle 8:00
Ce che ci sono voluti forza, salute, coraggio, aiuto, colpi di fortuna e riflessi tempestivi per sfuggire alla macchina della morte nazista, sopravvivere e testimoniare molti anni dopo davanti alla telecamera di Claude Lanzmann di ciò che hanno visto, sentito e vissuto come milioni di persone di altre donne che non sono tornate. Circa trent’anni dopo Shoah, Claude Lanzmann si è rituffato nel racconto, parzialmente rimosso dal montaggio, di quattro sopravvissuti, di cui oggi ripropone le parole. I quattro film che ci offre evidenziano le loro quattro traiettorie uniche. Il che le rende “sorelle”, per così dire, l’una con l’altra, ma anche con noi, poiché le loro storie individuali fanno parte della storia collettiva della distruzione degli ebrei d’Europa.
Il primo di questi quattro episodi è incentrato sulla storia di Ruth Elias, una cecoslovacca deportata a Theresienstadt, poi ad Auschwitz, dove la sua situazione di donna incinta la portò in contatto con il dottor Mengele. La seconda dà la parola ad Ada Lichtman, una sopravvissuta del campo di Sobibor, dove sistemava bambole sottratte a bambini ebrei e destinate alle bambine naziste. Filmate nel loro ambiente familiare, dove risuona il rumore di fondo della vita – una afferra la sua fisarmonica per cantare canzoni che la aiutano ad andare avanti, l’altra siede dietro una pila di bambole che ancora la accompagnano -, queste donne ancorate al presente le riprese oppongono alla logica della morte la voce della memoria, quella della sopravvivenza.
In onda gli episodi 3 e 4 il 22/1, alle 0.00 e 0.55.
Related News :