Consapevoli che l’attuale modello di remunerazione degli artisti sulle piattaforme avvantaggia solo una minoranza, Deezer e Sacem stanno mettendo i bastoni tra le ruote.
L’alba di una rivoluzione per gli artisti? Per convincercene bisognerà aspettare che questa riforma produca i primi effetti. Eppure, sulla carta, questo annuncio di Deezer e Sacem (la Società degli Autori, Compositori ed Editori Musicali) è qualcosa che rallegra coloro che stanno cercando di guadagnarsi da vivere con la loro musica – senza essere chiamati Drake o Chappell Roan.
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Un modello di remunerazione più equo
Deezer e Sacem adottano un cosiddetto modello di remunerazione incentrato sull’artistacioè centrato sugli artisti. Un approccio da contrapporre a quello chiamato incentrato sul mercatoche mira a ridistribuire i soldi degli abbonamenti agli artisti in base alla loro quota di mercato – e che quindi avvantaggia i maggiori generatori di ascolto, a scapito dei piccoli artisti emergenti.
In breve: Deezer vuole remunerare meglio artisti e musicisti “che i fan apprezzano molto”. Nel dettaglio, ciò significa che le canzoni di artisti con almeno 1.000 stream da 500 abbonati diversi ogni mese riceveranno il doppio dei soldi rispetto a prima. “Questo doppio potenziamento si applica anche ai brani che vengono attivamente cercati o trovati in playlist non algoritmiche”specifica Deezer, sottolineando che questi massimali esistono per incoraggiare gli artisti a coltivare la propria base di fan ed evitare comportamenti fraudolenti.
Deezer si è già dimostrato più preoccupato per la sorte degli artisti offrendo loro un modello incentrato sull’utenteche paga solo gli artisti ascoltati dagli abbonati e non serve come contributo ad una “pentola comune”. Ma è probabile che questo nuovo approccio avvantaggi il maggior numero di persone possibile, e forse anche a sollevare alcuni musicisti dalla precarietà.
Pulizie di primavera
Si pone però un problema spinoso: quid falsi artisti creati dall’intelligenza artificiale, che producono musica con prontezza e mirano a guadagnare denaro riuscendo a posizionare i propri titoli in playlist tematiche? E quid ancora tracce contenenti solo rumore (bianco, ambientale)? Anche loro vedranno aumentare la quota del loro reddito, a scapito dei veri artisti?
La risposta è no, assicura Deezer. La musica classificata come “rumore” è esclusa dal catalogo e non viene presa in considerazione nel calcolo delle royalty, assicura la piattaforma di streaming francese. Inoltre, secondo quanto riferito, è in corso un’operazione di pulizia per liberare Deezer da contenuti fraudolenti e brani che non vengono ascoltati da 12 mesi.
Una pulizia di primavera che, oltre alla modella incentrato sull’artistadovrebbe logicamente aumentare in modo significativo la quota della remunerazione degli artisti. Resta comunque escluso da queste novità chi non riesce a raggiungere la soglia dei 1.000 ascolti mensili.