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I padroni tedeschi lanciano un “SOS” e incitano a manifestazioni
Un centinaio di federazioni imprenditoriali tedesche scendono in piazza mercoledì prossimo per allertare i candidati alle elezioni legislative sul “declino” dell’economia tedesca e per chiedere riforme urgenti. La più grande economia europea è a “un punto di svolta” e “(perde la sua) sostanza economica come mai prima d’ora”, stimano, a meno di un mese dalle elezioni legislative, le federazioni di molteplici settori che chiedono azioni in tutto il paese, compresa una manifestazione a Berlino, davanti alla Porta di Brandeburgo. “L’economia tedesca è in contrazione. Le aziende nazionali si stanno trasferendo. Gli investitori internazionali si tengono alla larga. La nostra attrattiva come centro economico sta diminuendo rapidamente”, sottolineano le lobby dei datori di lavoro che si aspettano che il futuro governo “prenda in mano la misura di questa crisi e agisca con determinazione”. Le imprese familiari, le industrie tessili e le altre imprese all’ingrosso che sostengono il movimento chiedono una riduzione degli oneri amministrativi, una riduzione delle tasse, una riduzione dei costi energetici, un diritto del lavoro più flessibile, nonché misure per frenare l’aumento dei contributi sociali. Queste manifestazioni sono previste nel giorno in cui il governo del cancelliere socialdemocratico Olaf Scholz dovrà presentare un rapporto economico annuale. Secondo il quotidiano Economic Handelsblatt, Berlino in questa occasione abbasserà le previsioni di crescita per il 2025 allo 0,3%, rispetto all’1,1% proposto in autunno. La Germania ha appena vissuto due anni di recessione, qualcosa di mai visto in vent’anni. Anche il Fondo monetario internazionale (FMI) prevede per l’anno in corso una crescita dell’economia tedesca solo dello 0,3%, di cui il divario con gli altri paesi industrializzati si allargherà. Un settore è particolarmente in difficoltà: l’industria automobilistica, in particolare i produttori di apparecchiature, con i colossi Bosch, Continental e ZF che annunciano a loro volta migliaia di tagli di posti di lavoro, mentre altri operatori più piccoli si ritrovano in amministrazione controllata. Il settore soffre del rallentamento economico, della debolezza della domanda e della transizione verso la mobilità verde e digitale.jpl/smk/jco