attenzione, non tutto in questa storia è vero

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“Il tatuatore di Auschwitz” ripercorre la storia di Lale Sokolov, in occasione dell’80° anniversario della liberazione del campo di sterminio. La nuova serie M6 è ispirata a una storia vera?

Il tatuatore di Auschwitzla nuova serie evento di M6 è in programma da questo mercoledì, 22 gennaio 2025, alle 21:10 Basata su un bestseller venduto in milioni di copie, questa miniserie di 6 episodi segna in televisione l’80° anniversario della liberazione di il campo di sterminio di Auschwitz il 27 gennaio 1945, dove furono deportati più di 1,1 milioni, principalmente ebrei.

La storia di Tatuatore di Auschwitz inizia anni dopo gli eventi del 1945. A Melbourne, nel 2003, Lale Sokolov, un sopravvissuto all’Olocausto di 87 anni, incontrò uno scrittore che aveva assunto per scrivere la sua biografia. Evoca sia i ricordi traumatici e frammentati degli anni peggiori della sua vita, quando fu deportato nel campo di Auschwitz, ma anche il suo incontro con l’amore della sua vita.

Lale Sokolov (Harvey Keitel) ricorda gli inizi della persecuzione contro gli ebrei nel 1942, in Slovacchia, poi racconta il suo straordinario destino da cosa nasce cosa. Perché dopo il suo arrivo al campo, verrà presto requisito dai nazisti per diventare tatuatore. Dovrà poi segnare i numeri di matricola sulle braccia degli altri deportati…

Il tatuatore di Auschwitzla vera storia di Lale Sokolov

La serie Il tatuatore di Auschwitz si alternano quindi gli anni 2000 e i flashback degli anni ’40, dove il giovane Lale è interpretato da Jonah Hauer-King (La Sirenetta). E se la serie M6 porta con sé un elemento di finzione, è in realtà ispirata a una doppia storia vera: Lale Sokolov, nato con il nome di Ludovic Eisenberg nel 1916, nel regno d’Ungheria (oggi Slovacchia), è realmente esistito ed è realmente esistito. ha raccontato la sua storia alla scrittrice neozelandese Heather Morris negli anni 2000.

Ludovic Eisenberg verrà deportato ad Auschwitz nell’aprile 1942, perché ebreo. Ma parlando diverse lingue, verrà visto diventare “Tätowierer”, il tatuatore ufficiale del campo tra il 1942 e il 1945. È in queste terribili circostanze che incontrerà Gita, una giovane cecoslovacca arrivata a Birkenau in questo periodo. “Ho tatuato il suo numero sul braccio, lei me lo ha tatuato nel cuore”, ha riassunto Lale Sokolov decenni dopo. Sopravvissuti ai lager, la coppia si rincontrò dopo la guerra e si sposò. Si trasferì poi in Australia dove rimase per più di 50 anni, fino alla morte di Gita nel 2003.

In Il tatuatore di AuschwitzHarvey Keitel interpreta Lale Sokolov negli anni 2000, raccontando la sua storia a Heather Morris, interpretata da Melanie Lynskey. © TTOA Ltd 2024

Una testimonianza chiave che non sfugge alle critiche

Pochi mesi dopo, Lale decise di raccontare la sua storia alla scrittrice Heather Morris, prima di morire nel 2006. L’opera, intitolata “The Tattooist of Auschwitz” (Città) come la serie, sarà pubblicata nel 2018 e sarà venduta in 3 milioni. copie in tutto il mondo. Immerso nell’inferno del campo di sterminio, il libro fa luce anche su questi pochi deportati, scelti per “fare il lavoro sporco al posto dei nazisti”, cioè per marchiare come bestiame i loro compagni di sventura. Un lavoro che procurerà loro condizioni di lavoro meno dure rispetto agli altri prigionieri, ma anche un risentimento tenace, nel campo e fuori dopo la scarcerazione. Pochi di loro decideranno di testimoniare, a differenza di Lale Sokolov.

Fate attenzione però prima di lanciarvi nella serie Il tatuatore di Auschwitz : il libro da cui è tratto contiene presunte inesattezze storiche, ma anche errori di fatto che gli valseranno la disapprovazione del memoriale di Auschwitz. Questi ultimi si rammaricheranno particolarmente del fatto che nessuno specialista del campo sia stato coinvolto nella stesura dell’opera, basata essenzialmente sui ricordi indubbiamente imprecisi del personaggio principale. Anche il tentativo di raccontare l’orrore dei campi in una finzione e persino di inserirvi una storia d’amore è oggetto di controversia.

Come riporterà il quotidiano La Libre Belgique nel 2020, l’autrice Heather Morris difenderà “una storia basata sui ricordi di un solo uomo. Se questo può spingere i lettori a interessarsi maggiormente ai terribili eventi dell’Olocausto, allora questo libro sarà riuscito a esaudire gli ultimi desideri di Lale”.

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