Ricostruire Mayotte dopo il ciclone Chido, una sfida infinitamente complessa

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Sulla strada devastata prima di entrare nella cittadina di Tsingoni (Mayotte), 20 dicembre 2024. MORGAN FACHE/DIVERGENZA PER “IL MONDO”

Hanno cominciato a contarsi, da lunedì 16 dicembre – una ventina tra architetti, ingegneri, edili – poi, in squadre di quattro, hanno cominciato a ispezionare le scuole, una per una. Quelli di Mamoudzou, innanzitutto, la capitale dell'isola, perché il municipio è stato il primo, dopo il passaggio del ciclone Chido che ha devastato Mayotte il 14 dicembre, ad affidare loro una missione: individuare potenziali rifugi, mentre le piogge La stagione è arrivata, le baraccopoli sono già in fase di ricostruzione e si garantisce che le scuole dove a volte dormono centinaia di persone non rappresentino rischi per i loro occupanti.

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Scrutano le pareti, il pavimento, gli infissi. Sulle carte, annotate tutto, anche le parti intatte, insiste Vincent Milla, dipendente del Consiglio di Architettura, Urbanistica e Ambiente, in un thread WhatsApp che le riunisce. Ogni metro quadrato conta. A fine giornata, il resoconto viene inviato al municipio, con la sua parte di emergenze da affrontare: un pezzo di struttura traballante, un muro che rischia di crollare, un albero appeso nel cortile. Ovunque, per mancanza d’acqua, i bagni sono stracolmi.

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