Una notte, due adolescenti con pensieri oscuri si incontrano. La sceneggiatrice e regista Margaux Bonhomme ha avuto il delicato compito di trasporre sullo schermo l’opera di Manon Fargetton.
Di Marion Michel
Pubblicato il 7 novembre 2024 alle 19:00
Pordine sullo schermo No, siamo sporchi nell’aria, il romanzo di Manon Fargetton (ed. Rageot) che racconta l’incontro casuale di Mina e Océan, due adolescenti con idee oscure e storie personali traumatiche, non è stata un’impresa facile. La sceneggiatrice Margaux Bonhomme, anche regista (Cammina o muori, nel 2018), racconta il suo lavoro di adattamento, delicato e intimo.
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Come si adatta un libro che parla di suicidio in una serie rivolta ai giovani adolescenti?
In una prima versione, molto fedele al romanzo, la trama si concentrava sulle sfide che Mina e Océan intraprendono per mettersi in pericolo. D’accordo con i registi e con France Télévisions, li abbiamo eliminati completamente, perché questo invito al rischio andava contro il messaggio che volevamo trasmettere. Quindi ci siamo concentrati su ciò che mi affascina dell’adolescenza: tutto ciò che portiamo con noi dall’infanzia, dal passato, e di cui dobbiamo liberarci per diventare adulti.
Per raccontare questo passato è stato necessario completare la storia iniziale. Come hai fatto?
Manon Fargetton è arrivata al punto. Con gli autori della serie abbiamo scavato dentro di noi per dare corpo a questa parte della trama. Il personaggio di Ocean è come se lo avessi sempre conosciuto. Come lui, sono cresciuto nel 16° arrondissement. Vivevo vicino a questa borghesia dove succedono cose brutte, con questioni altrettanto complesse quanto nei circoli più popolari. Allo stesso modo mi sono subito riconosciuta in Mina. Alle medie ero molto più una Mina, che veniva molestata, che una Alix, la molestatrice della serie.
La Mina della serie risulta essere molto diversa da quella del romanzo…
Era necessario consolidare il suo carattere per bilanciare meglio gli equilibri di potere con Ocean. All’inizio Mina si presentava troppo come una vittima. Per questo abbiamo rimosso gli attacchi d’ansia descritti nel libro che, per il resto, corrispondevano meglio a Ocean e al suo passato traumatico. Abbiamo anche scelto di rendere Mina un’appassionata di parkour. Se riesce a scalare la facciata della sua scuola a mani nude, non può essere soggetta ad attacchi di ansia! Lì sta tutto il lavoro di adattamento, che fa sì che le cose si spostino da un’opera all’altra.
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