Inès Reg parla del suo comportamento in “Ballando con le stelle” in “Clique” su Canal+

Inès Reg parla del suo comportamento in “Ballando con le stelle” in “Clique” su Canal+
Inès Reg parla del suo comportamento in “Ballando con le stelle” in “Clique” su Canal+
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Ospite del talk show di Mouloud Achour, questo mercoledì 6 novembre, il comico ha confidato di essersi pentito della sua partecipazione a “DALS” e dell'ampiezza data dalla stampa al suo alterco con Natasha St Pier.

Deve essere stata un'attenta operazione di comunicazione. Un incontro senza precedenti con il pubblico – i suoi 2 milioni di follower, i telespettatori di TF1 e tanti altri – con riflettori puntati sul palco per diverse settimane, risate infinite, qualche bella fatica Naturalmente, anche tanto sudore per essere all'altezza delle sfide del Competizione TF1 e restare sotto i riflettori il più a lungo possibile, nuovi amici, magari, e tanta gioia.

Ma ecco qua. Se molto inchiostro e larghezza di banda sono stati versati durante la partecipazione di Ines Reg, sette mesi fa, alla tredicesima stagione di “Ballando con le stelle”, il comico oggi si rammarica di aver partecipato allo spettacolo, deplorando ulteriormente l'impatto mediatico del suo alterco con il Quebec la cantante Natasha St-Pier. In “Clique”, questo mercoledì 6 novembre, su Canal+, ha dichiarato:

“Mi ha ricordato che la vita non è solo un gioco”

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“L’ho presa come una vacanza, che errore! Francamente è un errore. Ad essere sincero, ero lì e dicevo a me stesso: “Ah, indosserò abiti e paillettes, che bello!” (…) Tipo, ogni venerdì sera, indosserò vestiti, paillettes, farò spettacoli e inviterò tutta la mia famiglia. “È quello che facevo da piccolo, ma questa versione è 300.000 volte migliore.”

Più avanti, di fronte a Mouloud Achour, ritorna alla realtà molto più dura dello spettacolo. Gli allenamenti colossali, la rivalità tra i partecipanti e, naturalmente, il suo alterco con Natasha St-Pier e con l'allenatore di quest'ultima. “In realtà mi ha ricordato che la vita non è un gioco”nota. Quindi aggiungere: “All'epoca qualcuno mi seguiva e filmava tutto ciò che stava accadendo e ricordo di aver detto: 'Penso che, ragazzi, non dovremmo farlo'.”.

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Nonostante ciò, il giovane trentenne si recò lì. E oggi se ne pente: “Mi vergogno. Sono una vittima di questa cosa, ma alla fine è ancora il mio nome, la mia carriera, la mia vita, me, la mia integrità, la mia persona. Ed è totalmente la cultura del vuoto. Ciò che mi fa impazzire è che stiamo realizzando una storia su qualcosa che non volevo realizzare. E così, mi ritrovo a parlarne e la gente fa incazzare…”. Perché allora hai deciso di evocarlo, attraverso una caricatura karaoke, nel tuo nuovo spettacolo?

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