“Disclaimer” – serie serializzata | Cultura francese

“Disclaimer” – serie serializzata | Cultura francese
“Disclaimer” – serie serializzata | Cultura francese
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Disclaimer è una serie interamente diretta dal regista messicano Alfonso Cuarón, al quale dobbiamo in particolare Romafilm già uscito direttamente su Netflix, e che nel 2018 ha senza dubbio inaugurato l’era di queste produzioni d’autore sofisticate, presumibilmente un po’ mostruose, e che per questo motivo – il loro formato esploso -, trovano il loro posto sulle piattaforme piuttosto che sui grandi schermo. È anche un po’ la storia di Disclaimerda anni nelle piccole carte di Alfonso Cuarón: l’adattamento di un romanzo che inizialmente aveva immaginato di trasformare in un film. Troppo imponente, alla fine è diventata una serie di sette episodi usciti in queste settimane su Apple. Comincio con queste considerazioni tecniche perché mi sembra che informino sulla qualità di questo oggetto, molto sofisticato, molto coerente visivamente – c’è un autore dietro, senza dubbio, ma risulta che il ruolo e la potenza del l’autore è proprio al centro di Disclaimerquesta parola che corrisponde in francese a questo avvertimento che talvolta esiste sulla soglia della finzione: “qualsiasi somiglianza con persone esistenti”, ecc.

La serie intreccia tre storie, la cui connessione non è immediatamente evidente. Prima c’è Catherine, che progetta documentari di successo, vive in una casa borghese a Londra con un marito manager che la sera le serve ottimi vini per rilassarla, e il loro figlio di 25 anni – una carriera irregolare, aspetto da adolescente – che ha finalmente lasciato il nido familiare. Un giorno riceve a casa un libro dal titolo Il perfetto sconosciutola cui lettura la sconvolge completamente: sembra nascondere qualcosa di segreto che la riguarda intimamente. Questo libro è stato ritrovato e poi pubblicato da un altro personaggio: Steven è un professore stremato dall’esistenza e dalla morte di suo figlio e poi di sua moglie anni prima. Un giorno, mentre fruga tra le sue cose, scopre un manoscritto firmato dal defunto: è per lui l’inizio di una missione, e si trasforma in una creatura implacabile e vendicativa. La terza storia è la storia estiva di un giovane inglese: è in vacanza con la sua ragazza in Italia, dove fanno l’amore, ridono facendo troppo rumore, maltrattano la gente del posto, finché una telefonata richiama la ragazza a Londra. .

Cordeau

Difficile dire di più, perché l’interesse di Disclaimer si basa sul montaggio di queste storie e sullo svelamento abilmente organizzato della natura delle relazioni che legano insieme questi personaggi. È ben fatto, è anche di più: è gustoso nella suspense, nei colpi di scena, nel mistero, su argomenti molto sulfurei, con segreti di famiglia, sesso e personaggi indignati nel loro lavoro – Cate Blanchett nei panni di una donna borghese piena di forza ed eccitazione allo stesso tempo, Kevin Kline che interpreta Steven il vecchio insegnante, terrificante nei panni di un falso vecchio falsamente innocuo. In definitiva, sembra un buon romanzo televisivo, o una telenovela televisiva un po’ pessima, e questa funzione, evidente allo spettatore, mi sembra, entra in conflitto con il personaggio iper-raffinato di cui sopra.

Ecco una serie il cui interesse primario è di tipo puramente narrativo, ma che si vanta di uno scopo narratologico e filosofico, diciamo la verità, cosa ne facciamo quando diventa una storia, l’impossibilità forse di trovarla quando ci vuole forma nel discorso. Questa dimensione “meta” trova la sua controparte formale in una messa in scena rettilinea, ogni inquadratura super meditata, ogni dettaglio dell’ambientazione pensato come un potenziale indizio: si tratta infatti di un oggetto bizzarro per lo spettatore che viene costantemente colto sia per un consumatore cieco di una buona telenovela di primo grado e una persona esigente che riflette sulla sua pratica della finzione. Questo è senza dubbio il limite e l’interesse di questo bizzarro oggetto Disclaimerche lascia, alla fine, un’impressione sia di soddisfazione che di fastidio.

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