Perché la commissione d’inchiesta sulle frequenze televisive non pubblica il suo rapporto?

Perché la commissione d’inchiesta sulle frequenze televisive non pubblica il suo rapporto?
Perché la commissione d’inchiesta sulle frequenze televisive non pubblica il suo rapporto?
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Dice che non vede la connessione. La commissione d’inchiesta sulle frequenze televisive avrebbe dovuto presentarsi martedì 7 maggio, ma c’è blocco tra i deputati sulle conclusioni. I deputati della maggioranza presidenziale hanno quindi chiesto il ritiro delle proposte dell’eletto LFI Aurélien Saintoul, un “tentativo di censura”, secondo lui.

I membri della commissione d’inchiesta dovranno decidere nel tardo pomeriggio di martedì, a porte chiuse, sulla pubblicazione o meno del rapporto. Per la cronaca, questa commissione stava studiando la questione del controllo dei canali, quella del rafforzamento delle sanzioni in caso di mancato rispetto dei propri obblighi, e ancora quella del pluralismo.

Sei mesi di audizioni

Su iniziativa della LFI, la commissione ha ascoltato negli ultimi sei mesi il regolatore dell’audiovisivo Arcom, i capi di numerose emittenti pubbliche e private, nonché presentatori di punta di C8 e CNews come Cyril Hanouna e Pascal Praud.

Delle 47 proposte contenute nel rapporto, i deputati della maggioranza presidenziale alleati della LR hanno chiesto lunedì sera il ritiro di 19.

Secondo fonti accreditate, che confermano le informazioni di -, si tratta in particolare dell’eliminazione del modello DTT a pagamento, dell’istituzione di un compenso pagato dai canali in cambio di una frequenza e ancora della rinuncia degli editorialisti sui canali di informazione come prima -programmi scolastici per i giovani.

Un rapporto molto politico

Le proposte sono considerate fuori tema dal campo presidenziale, come l’abbandono del progetto di holding per la radiodiffusione pubblica. “Ciò inquina il rapporto”, ha detto all’AFP un membro della commissione Renaissance, che rifiuta qualsiasi ricatto e si dice pronta alla discussione.

Secondo l’eletto LFI, “i macronisti cercano un pretesto per seppellire il rapporto, che contiene elementi schiaccianti nei confronti del gruppo Canal+” e dei suoi canali CNews e C8, in seno al celebre miliardario conservatore Vincent Bolloré.

“È chiaramente un tentativo di colpo di stato, un tentativo di censura al servizio del loro amico Bolloré”, ha denunciato all’AFP.

Chiudere C8 e CNews?

Aurélien Saintoul prevede anche due denunce davanti ai tribunali, dopo l’esame dei documenti e l’audizione dei gestori dei canali, ha indicato senza ulteriori precisazioni. Il deputato ha effettuato un “controllo documentale e sul posto” presso Canal+, come autorizzato dal suo ruolo di relatore della commissione d’inchiesta. Lui stesso vuole che non vengano rinnovate le autorizzazioni di CNews e C8 su TNT.

Il presidente della commissione Quentin Bataillon (Rinascimento), irreperibile martedì, aveva inizialmente previsto di allegare al rapporto le proprie proposte, tutte da pubblicare il 14 maggio.

Il gruppo RN ha già previsto di votare contro.

Un rapporto sepolto?

Se il rapporto non verrà adottato martedì sera, sarà archiviato senza essere reso pubblico: il caso è eccezionale, l’ultimo a subire questa sorte è quello della commissione d’inchiesta sul finanziamento delle organizzazioni sindacali nel 2011.

“Autorizzare la pubblicazione di un rapporto d’inchiesta deve essere la regola”, ha detto alla stampa Christine Pires Beaune, portavoce dei deputati socialisti, sottolineando che le proposte “impegnano solo il relatore. »

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