L’offensiva fulminea, guidata dagli islamisti radicali di Hayat Tahrir Al-Sham, ha provocato almeno 412 morti secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani (OSDH): 214 ribelli, 137 membri delle forze filogovernative e 61 civili.
I ribelli hanno sequestrato decine di città prima di raggiungere Aleppo. Bashar al-Assad ha così ricordato, alla presenza del capo della diplomazia iraniana Abbas Araghchi, “l’importanza del sostegno di alleati e amici per far fronte agli attacchi di terroristi sostenuti dall’estero e contrastare i loro piani“.
Aleppo sfugge in gran parte al controllo di Damasco
Rinforzo della Russia
Tra i preziosi “amici” della Siria c’è la Russia. Quest’ultimo sostiene inoltre che le sue forze aeree hanno aiutato l’esercito siriano a “respingere“ribelli nelle province di Idleb (nord-ovest), Hama (centro) e Aleppo.
Il Cremlino, tuttavia, non ha fornito indicazioni su come potrebbe aumentare il proprio sostegno. “La priorità della Russia resta ovviamente l’Ucraina. Non la Siriastima Joris Van Bladel, ricercatore senior presso l’Istituto Egmont. Ora, gli ultimi eventi in Siria hanno ovviamente sorpreso Mosca. Lo vediamo in particolare con la sostituzione del comando russo del raggruppamento di forze russe in Siria.“
gabbianoLa priorità della Russia resta ovviamente l’Ucraina. Non la Siria
Infatti, questo fine settimana, il Ministero della Difesa russo avrebbe licenziato il tenente generale Sergei Kisel dal suo incarico e nominato al suo posto il colonnello generale Alexander Chaiko, attuale capo della marina russa.
Siria: il brutale risveglio della guerra civile?
Alleanza opportunistica
Secondo Joris Van Bladel la presenza militare russa in Siria è soprattutto strategica. “Nel 2015, Vladimir Putin ha colto l’occasione per provocare gli Stati Uniti di Barack Obama sostenendo Bashar al-Assad. La loro relazione è quindi totalmente opportunistica“, incentrato su un’ideologia antioccidentale.
Ma oggi la situazione strategica è completamente cambiata. “La priorità della Russia ora è altrove. Farà del suo meglio per mantenere la sua presenza in Medio Oriente, purché non metta in pericolo le sue operazioni in Ucraina.“
Joris Van Bladel ritiene che comunque non sia così. “Per ora, almeno. Non è chiaro come si svilupperà la situazione in Siria. La situazione in Ucraina è attualmente favorevole ai russi, che esercitano una pressione permanente sugli ucraini prima che Donald Trump salisse al potere [qui veut mettre fin au conflit le plus rapidement possible, NdlR].“
Iniziato nel 2011 dopo la brutale repressione delle manifestazioni pro-democrazia, il conflitto in Siria ha provocato circa mezzo milione di morti. Secondo Geir Otto Pedersen, l’inviato speciale dell’Onu per la Siria, gli ultimi sviluppi pongono”pongono seri rischi per i civili e hanno gravi conseguenze per la pace e la sicurezza regionale e internazionale“.
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