Storia
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Lo storico Georges-Henri Soutou decifra in profondità la cecità occidentale nei confronti di Mosca dalla caduta del muro di Berlino alla guerra in Ucraina.
Nel 1989, la caduta del muro di Berlino sembrava inaugurare un futuro luminoso; nel febbraio 2022, l’aggressione russa in Ucraina ha infranto questa illusione: ieri inconcepibile, la guerra in Europa è diventata una realtà scottante. L’Occidente è così improvvisamente passato dall’euforia all’afflizione, il che ci invita a comprendere cosa è successo in questi tre decenni. Evitando giudizi radicali. Perché come dimostra Georges-Henri Soutou in un libro stimolante, il periodo è caratterizzato dalla complessità.
Così, Gorbaciov e poi Eltsin si dimostrarono relativamente accomodanti nei confronti dell’Occidente alla fine del XX secolo. Lungi dal cercare lo scontro, hanno puntato sulla negoziazione, una strada seguita, per un certo periodo, da Vladimir Putin, ad esempio nel Caucaso, lasciando che le nuove Repubbliche si emancipassero dal controllo russo. La prima rottura avvenne in Jugoslavia: l'intervento occidentale, poi l'indipendenza concessa al Kosovo, irritarono Cina e Russia, soprattutto dopo il bombardamento dell'ambasciata cinese a Belgrado. Lo stesso in Libia: Mosco
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