L’anguilla, pesce soggetto a molti desideri, è al centro delle preoccupazioni dei pescatori delle 2 Charentes a cui Bruno Garcia, lo specialista della pesca della Francia Bleu la Rochelle, risponde qui in “Au fil de l’eau”
Bruno Garcia, signor Pescatore della Francia Bleu la Rochelle, risponde oggi a Maurice che vive a Charron, nel nord del dipartimento della Charente-Maritime. Possiede la licenza di pesca da molti decenni e mette sempre più in discussione l’utilità delle federazioni di pesca, in particolare per quanto riguarda le anguille. Sono stati compiuti passi concreti per denunciare lo sfruttamento eccessivo di questa specie da parte dei pescatori professionisti? Per riassumere il punto di Maurice, la Federazione della Pesca si sta ribellando?
Bruno Garcia : Sebbene questa domanda sia un po’ aggressiva, sarà molto utile per informare il grande pubblico su ciò che viene effettivamente fatto. Soprattutto, questa risposta ci consentirà di far arrivare il messaggio ai nostri membri che, è vero, spesso non sono consapevoli del lavoro colossale che viene svolto su questo argomento. Sappi Maurice che non stiamo con le mani in mano aspettando che certe situazioni che consideriamo incoerenti migliorino da sole. Ci muoviamo, facciamo campagna, ci esprimiamo e lanciamo un appello alla giustizia quando consideriamo che la soluzione del dialogo e del negoziato è ormai senza molte speranze.
Questo è regolarmente un argomento che fa arrabbiare l’anguilla. Non è la prima volta che persone ci scrivono con questo tipo di rimostranze.
Un argomento arrabbiato ormai da più di 15 anni: l’anguilla e i suoi avannotti, l’anguilla cieca in particolare. La Francia, o più precisamente i nostri decisori politici, continuano ad autorizzare la pesca delle cieche, degli avannotti dell’anguilla europea, in proporzioni che vanno contro il parere scientifico espresso da più di 15 anni. L’anguilla è inserita nel libro rosso delle specie minacciate e nonostante ciò continuiamo ad autorizzare la raccolta di 65 tonnellate di anguille cieche per la stagione 2024 – 2025. Quote incompatibili con la sopravvivenza della specie.
Quindi l’ha detto subito, si potrebbe arrivare ad avviare un’azione legale?
Potremmo essere gli unici a pensarla così. In tal caso potremmo porci delle domande e pensare che potremmo sbagliarci. Non siamo isolati e siamo associati a numerose strutture di protezione ambientale con le quali la Federazione dipartimentale della Charente-Maritime ha già contattato il Consiglio di Stato per denunciare queste quote di pesca pericolose per la specie dell’anguilla. Anche il Consiglio internazionale per l’esplorazione del mare raccomanda di lasciare in pace la specie.
Infatti, quando un Consiglio internazionale parla, richiede un minimo di attenzione.
Si raccomanda di ridurre a zero qualsiasi impatto delle attività umane in questa fase, lo Stato continua a fissare delle quote in totale contraddizione con le raccomandazioni scientifiche: quest’anno si potranno catturare 65 tonnellate di anguille cieche, ovvero 185 miliardi di anguille cieche!
Cosa può spiegare una simile posizione dello Stato?
L’arbitrato condotto dallo Stato sembra favorire gli interessi economici dei pescatori professionisti, ma si tratta solo di una visione a breve termine. Solo la preservazione della specie potrà garantire la sostenibilità dei posti di lavoro che da essa dipendono in questo settore. Di fronte a questa situazione, le nostre associazioni sfidano da tempo i vari Ministri del Mare e della Transizione ecologica. Il loro silenzio ci ha quindi costretto ad agire legalmente perché si tenesse finalmente conto delle norme europee che impongono la ricostituzione dello stock. Aggiungo inoltre che la Federazione della pesca della Charente-Maritime si costituisce regolarmente parte civile in caso di reati riguardanti la specie dell’anguilla. Chiudo sottolineando il fatto che se non esistessero le strutture associative per la pesca, siano esse locali o dipartimentali, i pesci dei corsi d’acqua non sarebbero sopravvissuti.
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