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Editoriale Le Pays d’Auge
Pubblicato il
8 novembre 2024 alle 17:30
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Giornalista, Valerie Abécassis dedicazione, il 9 e 10 novembre 2024, a Deauville (Calvados), Piazza degli Ostaggi. Un lavoro in cui racconta Israele, dal 7 ottobre 2023. Incontro.
“Queste immagini rimarranno per sempre impresse nella mia memoria”
Hai lavorato in particolare per ELLE prima di dividerti tra Parigi e Tel Aviv dove conduci la rivista “Culture” sul canale I24. Fino al 7 ottobre 2023, quando la tua vita, come quella di tanti israeliani, è stata stravolta…
Sì, prima del 7 ottobre ho condotto infatti un giornale di cultura rivolto a un pubblico francofono in cui parlavo di novità artistiche in Francia e nel mondo.
Il 6 ottobre 2023, una parte del programma è stata dedicata all’attacco perpetrato nel 1974 a Kyriat Shmona, una cittadina situata nel nord di Israele, che costò la vita a una ventina di persone. Alle 19 avevo sul set una giovane donna, di nome Iris, la cui madre e due fratelli erano stati assassinati. Durante lo spettacolo mi chiedevo come si potesse sopravvivere dopo una simile tragedia. E poi, alla fine dello spettacolo, ci siamo detti che un evento del genere non poteva più accadere. Il giorno successivo Hamas ha attaccato Israele.
Da quel momento in poi la tua vita è stata stravolta?
Sì, assolutamente. Poiché il canale per cui lavoravo si è trovato nelle “ultime notizie”, sono diventato immediatamente un reporter di guerra. Un nuovo lavoro: non lo avevo mai fatto. Mi sono adattato. Per tutto il giorno mi sono ritrovato per terra. Sono andato all’obitorio, nei kibbutz devastati. Queste immagini rimarranno per sempre impresse nella mia memoria. Ero soffocato da questa angoscia e da questa follia. Così ho iniziato un libro.
Questo libro è una testimonianza…
Questo non è un libro sulla guerra. Questo non è un libro di attivisti. Per tutte le persone che non c’erano, questo è un libro che testimonia ciò che ho visto, ciò che abbiamo vissuto. Ci sono diversi capitoli. Parlo dei sopravvissuti, donne ovviamente, parlo del fatto che questo Paese è “quasi” giovane – creato meno di 100 anni fa – quasi vecchio – con una storia che risale a 4000 anni fa – quasi definito, quasi.. Sto parlando di tutto con onestà.
Personalmente, ho negato per molto tempo, mi ci è voluto molto tempo per realizzare cosa fosse realmente accaduto, per apprezzare l’orrore. C’era una forma di cecità. Ma è terribile da dire, ci sono anche momenti divertenti in questo libro. In effetti, devi leggerlo… Racconto meno bene le storie di quanto scrivo. Questo libro è stato selezionato anche per il premio Renaudot 2024, nella categoria Saggio.
“Il mio modo di vedere le cose, di intendere la vita, è profondamente cambiato”
Questo libro inizia il 7 ottobre e si conclude a giugno con la liberazione di Noa Argamani, ostaggio israeliano. Perché fermarsi a questo punto quando ci sono ancora degli ostaggi e la guerra continua?
Avevo bisogno di fermarmi. Non ne potevo più. Era troppo. Alla fine diventiamo pazzi. Ho pensato che il rilascio di Noa Argamani e di altri tre ostaggi di Hamas fosse il momento giusto. Questo libro avrebbe potuto essere infinito… Ma non è perché non scrivo più che non seguo ciò che accade.
Il mio modo di vedere le cose, di intendere la vita, è profondamente cambiato. Non posso più non pensare a quello che ho visto, non posso più non pensare agli ostaggi e alle loro famiglie. La vista di un dettaglio può riportarmi subito ai bambini uccisi, alle persone massacrate.
Oggi sei tornato a Parigi, come ti senti?
Onestamente sono perso, confuso. Non so più dove sono. Quando tornai a Parigi a luglio, in occasione dei Giochi Olimpici, c’era un’atmosfera speciale, una sorta di armonia. Tutto mi sembrava bello a Parigi. E poi, poco a poco, mi rendo conto che le cose non sono molto interessanti. E poi è orribile quello che sta succedendo qui con l’aumento dell’antisemitismo. Naturalmente, i ragazzi vengono arrestati, condannati, ma comunque. Tutto è confuso nella mia testa. Tutto è complicato.
Come vedi il futuro?
Per il momento sono a Parigi. Non so dove sarò tra un po’. Non so dove mi trovo. Ho perso il mio atteggiamento spensierato ma voglio rimanere decisamente ottimista. Voglio credere in un cessate il fuoco.
A mio avviso, l’unico modo per porre fine al terrorismo è riconoscere un’autorità palestinese. Ma ovviamente non è per domani, probabilmente ci vorrà molto tempo.
Dedica di Piazza degli Ostaggi (Éditions Cerf), sabato e domenica, dalle 11 alle 13, libreria mercato, a Deauville.
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