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“Quello che mi lusingava erano gli insetti che stavano male, è fantastico”: ha dipinto il suo amore per Biot su un muro del villaggio

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Da soli, in coppia, in famiglia, ci fermiamo a Place de l'Airette per un selfie davanti all'affresco XXL che adorna la parete con i colori della Riviera e i vasi di Biot. È difficile immaginare che solo poche settimane fa questa vista non esistesse e il muro fosse tutto beige.

Senza contare il passaggio di Ingrid Von Reitzenstein. Pennelli alla mano, ha ridisegnato l'angolo fino a farlo diventare subito un break irrinunciabile.

“La gente fotografava prima ancora che fosse finito. Ma quello che mi lusingava erano gli insetti che facevano degli errori, è fantastico! Le libellule che insistono per andare al mare e i calabroni sui fiori.”

Presto un gargoyle controllerà quest'opera vivente che dovrebbe evolversi secondo gli impulsi del suo creatore.

Fulmine

Ingrid von Reitzenstein, pinceau en main. Foto aC.

Provenienti da oltre il Reno “piccolo” con i suoi genitori, la pittrice che segue le ispirazioni del suo cuore ha trascorso la sua infanzia a Nizza. “Verso i 6 anni, nei fine settimana, la mia vicina ci portava a casa di sua sorella a Biot. Era una spedizione, andavamo in campagna! Lei viveva esattamente qui, Place de l'Airette, allora sulla terra battuta. Là aveva Peynet giocare a bocce con gli amici e tante feste tra vicini”ricorda questo epicureo di origini messicane, ungheresi e tedesche. “Ero lungi dall’immaginare che un giorno avrei dipinto queste pietre, ma già dicevo: più tardi vivrò qui”.

Dopo una vita a Parigi e ad altre latitudini, si stabilisce nel villaggio: “Il primo ragazzo che ho baciato lo trovo giovanissimo in questa stessa piazza, così non litighiamo contro il destino e i sentimenti”.

La loro storia d'amore non durerà per sempre, ma il colpo di fulmine per Biot dura tutta la vita. “È casa mia da venticinque anni. Partecipo a tutte le feste e celebrazioni.”

Innamoratasi dell'azzurro del cielo e del mare, di cui la storia emerge ad ogni passo, Ingrid dichiara il suo amore per la sua terra adottiva disegnandola. Ed è una recidiva.

A pochi passi di distanza, di fronte al Belvedere, è stata lei a immortalare Mouloud, il gatto grigio più famoso della città, osservando i visitatori per l'eternità.

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