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Giornata Mondiale dell’Habitat | L’edilizia sociale, uno scudo contro l’impoverimento

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La crisi immobiliare è vissuta tutto l’anno in tutto il Quebec ed è drammatica per un numero crescente di inquilini. La Giornata Mondiale dell’Habitat, celebrata dalle Nazioni Unite ogni primo lunedì di ottobre, è un’occasione per riflettere sugli strumenti che i governi dovranno adottare per attuare progressivamente il diritto a un alloggio adeguato.


Inserito alle 15:00

Véronique Laflamme

Portavoce della FRAPRU

Il giorno dopo l’1È Settembre 2024, erano altrettanti famiglie inquiline del Quebec senza contratto di locazione o in cerca di alloggio seguite attivamente da un servizio di assistenza di emergenza fino al giorno successivo al 1È Luglio. Allo stesso tempo, i senzatetto visibili e invisibili continuano ad aumentare. Quasi ovunque vengono allestiti campi e le risorse non sono in grado di soddisfare la domanda. Migliaia di famiglie inquiline sono confinate in alloggi inaccessibili o inadeguati, nell’indifferenza generale.

Secondo il censimento del 2021, 373.615 famiglie di affittuari spendevano già più del 30% standard del loro reddito per l’affitto, con un magro reddito medio di 23.800 dollari all’anno. Oggi, un numero considerevole di famiglie è costretto a vivere in alloggi troppo piccoli, le persone con disabilità sono letteralmente prigioniere delle loro case, il mercato delle baraccopoli sta proliferando e gli alloggi condivisi non scelti sono sempre più diffusi.

La crisi immobiliare non è solo una questione di offerta immobiliare. Non solo gli affitti stanno aumentando rapidamente in tutto il Quebec, ma ciò che viene costruito sul mercato privato degli affitti non soddisfa le capacità di pagamento della maggior parte degli inquilini.

I rari alloggi pubblicizzati per l’affitto sono decisamente troppo cari. La penuria generalizzata legata alla speculazione immobiliare e la conseguente esplosione dei costi degli affitti, aggravata dalla debole vigilanza sul mercato degli affitti, stanno alimentando una crisi raramente così profonda e diffusa. In assenza di un controllo obbligatorio degli affitti e di un’alternativa al mercato privato, gli inquilini diventano più poveri e l’insicurezza residenziale aumenta.

Un investimento nel nostro futuro collettivo

Di fronte a questo mercato privato fuori controllo, è ovvio che la magra quota del 10,5% occupata da alloggi sociali e comunitari all’interno del patrimonio locativo non è sufficiente a soddisfare le esigenze sempre più pressanti. Quante persone che hanno appena scoperto di essere senza casa erano in lista d’attesa per un alloggio a basso reddito? Quante donne vittime di violenza domestica, pur avendo la priorità nell’ottenimento di tale alloggio, devono ancora aspettare per accedervi? Troppo !

Anello essenziale della rete di sicurezza sociale, l’edilizia sociale e comunitaria permette di attuare il diritto all’abitazione. In numero sufficiente e adeguatamente finanziato, non solo fornisce un ambiente stabile e sicuro che soddisfa i bisogni delle famiglie, indipendentemente dal loro reddito, ma aiuta a frenare l’aumento degli affitti. Offre uno scudo contro la speculazione immobiliare e l’esclusione di un numero crescente di inquilini dal loro ambiente. Ecco perché i governi devono smettere di considerarlo una spesa. Al contrario, è un investimento nel nostro futuro collettivo, volto a costruire comunità più giuste. Qualsiasi alloggio, anche se qualificato come “accessibile”, non ha gli stessi benefici sociali ed economici.

Per questo motivo tutti i livelli di governo, a partire da quello del Quebec, che rivendica anch’esso la giurisdizione, devono fissare un obiettivo chiaro e ambizioso per la creazione di nuovi alloggi sociali e comunitari.

Sta emergendo sempre più un consenso sull’obiettivo minimo di raddoppiare, entro 15 anni, la quota di alloggi sociali e comunitari nel mercato degli affitti, fino a raggiungere almeno il 20%.

La mancanza di prevedibilità derivante dall’attuale assenza di pianificazione governativa e di programmi governativi adattati ha effetti concreti sui progetti di edilizia sociale, sostenuti dalle comunità. I siti riservati dai comuni per l’edilizia sociale rimangono vacanti anche per mesi. La nuova strategia abitativa del Quebec, presentata come in evoluzione, deve porre rapidamente rimedio a queste significative carenze.

Il governo del Quebec, che negli ultimi mesi ha favorito il subappalto e accordi non programmatici piuttosto opachi, deve garantire di disporre di uno o più programmi di edilizia sociale a lungo termine funzionali, adeguatamente finanziati e consentire la presentazione continua di progetti per accelerare completamento. Gli edifici pubblici e i terreni in eccesso in Quebec dovrebbero logicamente essere rapidamente riservati a progetti abitativi che incrementeranno il patrimonio collettivo.

Il governo federale potrebbe contribuire meglio, a breve termine, al raggiungimento di questo obiettivo, praticamente a costo zero, in particolare ridistribuendo all’edilizia sociale tutti gli importi previsti per la costruzione di alloggi nel piano abitativo canadese.

Detto questo, il governo del Quebec non potrà esimersi dal fissare l’obiettivo di inviare un segnale chiaro, non solo ai comuni, ma a coloro che, numerosi e numerosi sul campo, non hanno più risposte da dare alle persone disperate che bussano quotidianamente alle loro porte.

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