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La muta di Raphaël Glucksmann

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Per il momento le sue formule sono modeste. Raphaël Glucksmann non dice esplicitamente che si candiderà nel 2027. Ma dobbiamo vedere nelle sue frasi distillate dalla stampa – “Voglio pesare”, “Voglio aiutare a costruire”, “Ci metterò tutta la mia forza” – il rivelatore di una nuova ambizione. Dalla sera del 9 giugno è avvenuto un cambiamento. Prima di questa data vedeva soltanto un destino europeo e portava metodicamente tutte le questioni nazionali a livello continentale. Gli dava persino fastidio che la gente gli parlasse costantemente di politica interna quando vedeva quotidianamente il folle potere dell’Europa sui suoi membri.

La sera delle elezioni europee e il suo 13,8% dei voti ha rappresentato per lui un punto di svolta. Innanzitutto perché il 44enne non ha avuto il tempo di assaporare la sua vittoria perché la bomba dello scioglimento lo stava già schiacciando, relegandolo al secondo posto mentre il Nuovo Fronte Popolare suggellava il suo accordo, senza di lui. “L’innesco psicologico sta nel risentimento per essersi visti derubare la vittoria. L’amarezza spesso fa andare avanti le cose”, analizza uno dei suoi interlocutori socialisti. Poi, lo spazio aperto a sinistra, con il governo di estrema destra di Michel Barnier, rende le ambizioni dei socialdemocratici più possibili che mai. “Ovviamente quando fai il 14% e c’è una ricomposizione politica, sai che sei nel campo delle possibilità. Non sta lanciando una scuderia Glucksmann ma piuttosto è un attore di sinistra che sta creando un collettivo”, lo ritiene il deputato socialista Jérôme Guedj, al quale è vicino.

Gli europei: la parentesi Glucksmann

Crisi crescente

Dopo un’estate silenziosa – non ha sostenuto nessuno dei contendenti di sinistra per Matignon – Raphaël Glucksmann aumenta i suoi impegni di conferenze questo autunno. Ha anche invitato ieri e oggi la sinistra socialdemocratica a La Réole, in Gironda, attorno al suo movimento Place publique, per partecipare a incontri, workshop e assistere al suo discorso di chiusura questo pomeriggio, nello stesso formato di qualsiasi scuola estiva politica. È la prima volta che il saggista si lancia in questo tipo di esercizio, pur non essendo affatto un uomo di partito.

Non si è mai appassionato agli orrori del PS e ha addirittura osservato con sgomento come la logica, a volte settaria, prendesse il sopravvento sul resto. Ma ora deve conciliare la sua singolarità con quella di un’organizzazione politica più tradizionale ora che si trova ad affrontare una crisi di crescita. Creato nel 2018, il movimento Place publique ha visto in un anno un aumento del 400% dei suoi membri, passando da 1.500 a 11.000. “Siamo cresciuti numericamente, ora dobbiamo strutturarci”, sostiene Raphaël Glucksmann a diversi socialisti. “È ben consapevole che il cambio di scala richiede il trascendere se stessi”, confida uno di loro. Ma per ora il movimento, copresieduto dalla deputata europea Aurore Lalucq, ha solo due parlamentari in Francia: il deputato affine del PS Aurélien Rousseau, ex ministro della Salute sotto Emmanuel Macron, e il senatore parigino Bernard Jomier.

Raphaël Glucksmann, il gesso del bobo

Costruire una base comune

Raphaël Glucksmann cerca quindi di tessere la sua rete ben oltre. Incontra regolarmente i delusi dal macronismo Sacha Houlié e Clément Beaune, entrambi presenti a La Réole. Gli sono vicini i socialisti Boris Vallaud e Laurence Rossignol, così come tutti gli oppositori del primo segretario del PS, Olivier Faure, quali Carole Delga, Nicolas Mayer-Rossignol, Jean-Christophe Cambadélis, Karim Bouamrane, da lui venuti applaudire giovedì sera per il lancio del suo movimento a Saint-Ouen. Tra gli ambientalisti mantiene buoni rapporti con Yannick Jadot. Raphaël Glucksmann prevede inoltre di intraprendere nei prossimi mesi un nuovo tour in Francia.

L’idea per lui è quella di costruire una base socialdemocratica comune per essere pronta nel giugno 2025, in caso di un altro scioglimento. Vuole lavorare su tutti i pensieri impensati della sinistra come la sicurezza, l’immigrazione, l’identità francese… “Chiede a tutti di sollevare il cofano dell’auto per vedere cosa possiamo inventare”, riferisce un parlamentare. In caso di nuovo scioglimento, l’eurodeputato vuole avere le armi dalla sua parte per costringere i socialisti a rompere con La France insoumise e a non sopportare più le cose come è avvenuto il 9 giugno. La storia non può sfuggirgli una seconda volta.

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