Se i lunghi mesi di siccità del 2024 e le raffiche di vento fino a 160 km/h sono in gran parte responsabili dell’entità del disastro, la proliferazione degli habitat nelle aree vulnerabili agli incendi non ha solo peggiorato la situazione, ritiene l’architetto e urbanista Nicolas Michelin.
Se indica, tra le cause immediate del disastro, la necessità di interrare le linee elettriche aeree “estremamente fatiscenti” poste in prossimità della vegetazione, per evitare lo scoppio di incendi, Los Angeles è innanzitutto secondo lui l’archetipo di una città “fuori del contesto”.
“Negli Stati Uniti come in Europa, abbiamo costruito tantissime città fuori terra, dicendoci “Il sito è bello, ho messo la mia casa lì, il mio edificio qui”, ma senza tenere conto della topografia, dei venti, il sole e la storia del sito”, commenta chi difende l’urbanistica “su misura”.
A Los Angeles, l’espansione urbana della seconda città degli Stati Uniti ha da un lato avvicinato le case le une alle altre, eliminando così le barriere naturali contro gli incendi, dall’altro ha eroso ettari nelle aree a rischio.
Anche molte case colpite dalle fiamme, situate sulla collina, erano inaccessibili ai vigili del fuoco e ai soccorsi.