Par
Fabrice Pliskin
Pubblicato il
20 gennaio 2025 alle 7:15 aggiornato il
20 gennaio 2025 alle 9:11
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L’inno dei Village People risuonerà durante i festeggiamenti per l’insediamento di Donald Trump. Una scelta che interroga ma che risponde, nello spirito trumpiano, a una certa logica Gramsciana di egemonia culturale.
Donald Trump aveva 32 anni quando uscì “YMCA”, la canzone dei Village People. Corre l’anno 1978. Il giovane imprenditore immobiliare dai capelli lunghi è un frequentatore abituale dello Studio 54, tempio della discoteca, aperto l’anno precedente a Broadway. Una madeleine danzante dei suoi anni formativi, “YMCA” avrebbe un gusto per i primi successi di Trump? Il 1978 fu l’anno in cui iniziò a sfondare a Manhattan, con la ristrutturazione del Commodore Hotel sulla 42esima Strada, un edificio destinato a diventare il Grand Hyatt Hotel. Ricordiamo che questo “self made man” ha poi beneficiato, grazie ad una manovra del padre, di uno sgravio fiscale comunale sugli immobili di 400 milioni di dollari e di un mutuo edilizio bancario di 70 milioni di dollari. Grazie papà. Il 1978 fu anche l’anno in cui il figlio Trump assunse Der Scutt come architetto della futura Trump Tower, di cui Donald volle fare il simbolo del suo potere e del suo successo.
Ma, nella sua mente, “YMCA” non avrebbe un sapore ancora più pungente e segreto? Perché il 1978 è stato anche l’anno in cui Trump ha aggredito sessualmente la giornalista Jessica Leeds, mentre era seduta accanto a lui su un aereo per New York. Almeno, questo è ciò che affermerà con forza, trentacinque anni dopo. “Non c’è stata alcuna discussione, è venuto fuori dal nulla (…). Ha provato a baciarmi, ad afferrarmi il seno. …
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