sua madre processata per “atti di tortura” e “barbarie”

sua madre processata per “atti di tortura” e “barbarie”
sua madre processata per “atti di tortura” e “barbarie”
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Lunedì si aprirà il processo contro Sandrine Pissarra. Rischia l’ergastolo per aver fatto la fame e aver maltrattato sua figlia nel 2020 durante la reclusione.

Martire, vittima di torture e rinchiusa seminuda in un ripostiglio, Amandine, 13 anni, 28 kg e 1,55 m di altezza, è morta il 6 agosto 2020. Sua madre, Sandrine Pissarra, 54 anni, è sotto processo per questi maltrattamenti e precede l’incontro di Montpellier del 20 gennaio.

Ex cameriera con 8 figli a carico nati da diverse unioni, la madre è sotto processo per “atto di tortura mortale”. Rischia l’ergastolo ma non è l’unica accusata, suo marito, il suocero di Amandine, Jean-Michel Cros, 49 anni, rischia trent’anni di carcere per aver “privato di cure e cibo” la nuora e non ha fatto nulla per “salvarla da morte certa”.

La giovane è entrata in collegio nel 2019 in terza elementare ed è sfuggita agli abusi di sua madre per una settimana. Nel marzo 2020, a causa del confinamento, si è ritrovata a casa a vivere all’inferno. Privata del cibo, “punizione scritta”, chiusa in un ripostiglio senza finestre e videosorvegliata, Amandine usciva solo per svolgere le faccende domestiche.

L’indagine rivela che, oltre alle percosse, a volte riceveva punizioni che la costringevano a inginocchiarsi per ore su un righello di ferro.

Soffre il dolore della separazione dei suoi genitori

“Non c’è dubbio che Amandine abbia subito violenze distruttive e parossistiche da parte di Sandrine Pissarra, il cui unico scopo era il desiderio di trascinarla in un’agonia vergognosa e umiliante”, ha scritto il gip. nel suo rapporto d’indagine.

Secondo la perizia psichiatrica, la cinquantenne è riuscita a “trasporre sul suo corpo il suo odio” per il padre di Amandine. Il bambino è nato nel mezzo di una rottura genitoriale ed è diventato il capro espiatorio materno.

Il 6 agosto 2020 i vigili del fuoco sono stati chiamati direttamente da Sandrine Pissarra, per il disagio dell’adolescente. Scoprirono un corpo estremamente magro, coperto di lividi, senza denti e con una massa pilifera ridotta a poche manciate di capelli. Il principale sospettato nega i fatti, inventando soffocamento e disturbi alimentari. Nonostante il loro intervento, la bambina è morta.

L’autopsia rivela le cause della morte: “Un disturbo del ritmo cardiaco secondario a uno stato di estremo dimagrimento associato a setticemia e ad una possibile sindrome da rinutrizione inappropriata”. Mentre sua madre dichiara che il giorno prima della sua morte, aveva accettato solo di ingoiare un pezzo di zucchero, un po’ di composta e una bevanda ad alto contenuto proteico, prima di iniziare a vomitare e poi smettere di respirare.

Il processo

Venerdì è attesa la sentenza. Suo padre è stato ingiustamente condannato per violenza domestica in base alle accuse del sospettato, poi scagionato, aveva solo diritti di visita limitati con sua figlia. Anche al funerale non ha potuto partecipare.

Accompagnati dal fratello e dalla sorella di sua figlia, hanno intentato una causa civile, così come hanno fatto quattro associazioni, tra cui L’Enfant Bleu – Enfance Maltraitée, che intende “mettere in discussione le carenze del sistema di protezione dell’infanzia”. Erano state presentate diverse denunce e tre deferimenti al giudice minorile che non avevano portato ad alcuna misura per mettere Amandine fuori pericolo.

“Violenta, manipolatrice e bugiarda”, secondo le sue ex compagne, accusate di abusi da parte di molti altri suoi figli, Sandrine Pissarra coltivava un’immagine di “madre coraggiosa” nel suo piccolo villaggio di Montblanc, nell’Hérault.

Ha sempre negato i fatti, descrivendosi anche come una madre “amorevole” di fronte a un’adolescente “ladra” e “capricciosa”.

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