Scena surreale a Seul stamattina. Un centinaio di agenti di polizia hanno fatto irruzione nella villa del deposto presidente Yoon Suk Yeol per arrestarlo, nonostante la resistenza di…
Mercoledì si è verificato un evento senza precedenti nella capitale sudcoreana. Alle prime luci dell’alba, un centinaio di agenti di polizia pesantemente armati hanno fatto irruzione nella lussuosa villa del deposto presidente Yoon Suk Yeol per arrestarlo. Un’operazione muscolare che suona come un tuono nel tormentato cielo politico di Seoul.
La residenza trasformata in bunker
Arroccata su una collina nel raffinato quartiere di Hannam-dong, la residenza di Yoon Suk Yeol si era trasformata negli ultimi giorni in una vera e propria fortezza. Circondato da filo spinato come un bunker in territorio ostile, era diventato l’ultimo baluardo della resistenza per l’ex procuratore proiettato a capo dello Stato. Un’ultima difesa prima della caduta.
Per raggiungere il loro obiettivo, la polizia ha dovuto impiegare grandi risorse. Equipaggiati con scale, scalarono le recinzioni tra gli applausi e gli scherni della folla. Da un lato, migliaia di sostenitori scandiscono slogan di sostegno ispirati a Donald Trump. Dall’altro, gli oppositori denunciano “il mostro” che ha gettato il Paese nello scompiglio dichiarando la legge marziale.
Una “giornata storica” carica di simboli
Per molti osservatori, questa giornata del 15 gennaio sarà ricordata come una “giornata storica”. Mai prima d’ora un capo di Stato era stato arrestato in questo modo, in una dimostrazione di forza degna di un thriller politico. Un’immagine forte che la dice lunga sulla crisi in cui versa la giovane democrazia sudcoreana.
È una scena surreale, quasi hollywoodiana. È difficile credere che ciò stia realmente accadendo qui, nella Corea del Sud, un paese moderno e pacifico.
Uno spettatore assiste alla scena
Yoon Suk Yeol, dalla gloria alla disgrazia
Salito al potere nel 2022 dopo una carriera di spicco nella magistratura, Yoon Suk Yeol ha incarnato le speranze di rinnovamento di una parte della popolazione. Ma il suo mandato ha preso ben presto una piega controversa, tra diatribe guerresche contro la Corea del Nord ed eccessi autoritari.
Il punto di non ritorno è stato raggiunto il 3 dicembre. Quel giorno, con un gesto tanto radicale quanto inaspettato, il presidente conservatore ha dichiarato la legge marziale in tutto il Paese. Ufficialmente per contrastare “la minaccia crescente” di Pyongyang. Ma molti lo vedono soprattutto come un tentativo disperato di restare attaccato al potere, mentre l’impeachment lo minaccia.
Dalla ribellione all’arresto
Seguirono settimane di stallo e confusione, con il Paese che sprofondava in una spirale politico-giudiziaria senza precedenti. Yoon si rifugia nella sua villa, denunciando un “complotto” e una “caccia alle streghe”. Fa il suo gioco radicalizzando il suo discorso, navigando sulla “teoria del colpo di stato” perpetrato dai suoi avversari.
Argomentazioni che non basteranno a salvarlo. Questo mercoledì all’alba, la polizia ha messo fine alla suspense lanciando un assalto alla sua residenza bunker. Dirigetevi verso le carceri di Seoul, dove l’ex presidente dovrà rispondere delle gravi accuse di “ribellione” e “sedizione” mosse contro di lui.
Questa è la fine di una telenovela politica tanto bizzarra quanto pericolosa. Il Paese potrà andare avanti.
Park Ji-yoon, politologo
Sfide post-Yoon
Al di là dello shock delle immagini, questo arresto solleva molte domande sul futuro politico della Corea del Sud. La partenza forzata di Yoon Suk Yeol apre un periodo di incertezza, anche se restano alte le tensioni con il vicino del nord.
Le prossime settimane promettono di essere cruciali per valutare le ripercussioni di questa crisi senza precedenti. Riuscirà il Paese a voltare pagina senza problemi e a ripristinare la stabilità? Oppure dobbiamo temere nuovi sconvolgimenti?
Una cosa è certa: il 15 gennaio 2025 rimarrà un giorno cruciale nella storia politica della Corea del Sud. Il giorno in cui un presidente intransigente è stato destituito con la forza, al termine di una situazione di stallo tanto intensa quanto sconcertante. Un epilogo dal sapore amaro per questo Paese alla ricerca di parametri democratici.