Viola Amherd, la prima donna ministro della Difesa svizzera, si dimette dopo aver presentato un progetto per attirare più donne nell’esercito. Nonostante le critiche, sottolinea la necessità di rafforzare la forza lavoro di fronte alle minacce. Il governo renderà il servizio obbligatorio per tutti?
Viola Amherd, la prima donna a ricoprire la carica di ministro della Difesa in Svizzera, ha annunciato mercoledì le sue dimissioni in una conferenza stampa a Berna. Questo annuncio arriva dopo la presentazione di un progetto governativo volto ad attirare più donne nell’esercito svizzero. Una partenza che solleva interrogativi sul futuro del reclutamento militare femminile e sulla neutralità del Paese.
Una dimissione dopo più di 30 anni di impegno politico
Viola Amherd, 62 anni, membro del partito di centro, ha affermato che dopo più di tre decenni di lavoro politico, compreso un quarto di secolo in carica esecutiva, è giunto il momento per lei di passare il testimone. Il suo ingresso nel governo collegiale risale al 2019.
Le sue dimissioni arrivano poche settimane dopo la fine del suo anno presidenziale, un ruolo che i ministri svizzeri assumono a turno. Ha dovuto affrontare forti critiche da parte dell’UDC (Unione Democratica del Centro), partito della destra radicale e principale forza politica del Paese, che ha chiesto la sua partenza, accusandola in particolare di voler avvicinare la Svizzera neutrale alla NATO.
Un progetto per rafforzare la forza militare in declino
Prima di annunciare il suo ritiro, la ministra uscente ha fatto il punto sulla forza dell’esercito svizzero, organizzato come una milizia. Sotto la supervisione di professionisti, i coscritti prestano servizio per un minimo di quattro mesi prima di essere richiamati per l’addestramento. Sono anche impegnati nella protezione civile durante le catastrofi.
Nonostante la soglia minima fissata di 140.000 militari, negli ultimi decenni i numeri sono diminuiti drasticamente, passando da diverse centinaia di migliaia durante la Guerra Fredda a circa 147.000 nel 2024. Viola Amherd ha sottolineato che la protezione civile è gravemente carente di personale, un problema destinato ad aggravarsi per l’esercito entro la fine del decennio, in particolare a causa delle numerose uscite verso il servizio civile introdotte nel 1996.
Considerata l’attuale situazione di pericolo in Europa e nel mondo, agli occhi del Consiglio federale la carenza di personale di queste due organizzazioni non è tollerabile.
Viola Amherd, ministro della Difesa dimissionario
Misure per attirare più donne nell’esercito
Di fronte a questa situazione preoccupante, il governo svizzero intende sviluppare il sistema dell’obbligo di prestare servizio. In particolare intende introdurre una giornata informativa obbligatoria per le donne e ha incaricato il Ministero della Difesa di elaborare un progetto a tal fine.
Entro la fine del 2027, il Ministero dovrà inoltre presentare un rapporto in cui propone diverse opzioni, tra cui la possibilità di un obbligo di servizio per “ogni persona di nazionalità svizzera”, indipendentemente dal sesso. Una prospettiva che sta già accendendo il dibattito nel Paese.
Una partenza che solleva interrogativi sul futuro dell’Esercito
Le dimissioni di Viola Amherd giungono in un momento cruciale per l’esercito svizzero, alle prese con sfide di reclutamento e un contesto di sicurezza teso in Europa. La sua partenza lascia incertezza sul seguito che verrà dato al progetto per attirare più donne sotto la bandiera.
Alcuni mettono in dubbio la capacità della Svizzera di mantenere la sua tradizionale neutralità adattando al tempo stesso il modello di coscrizione alle realtà contemporanee. Il dibattito sul futuro ruolo e struttura dell’esercito svizzero è senza dubbio solo all’inizio, sullo sfondo delle questioni relative alla parità, all’obbligo di servizio e al posizionamento geopolitico del Paese.
Il successore di Viola Amherd avrà il difficile compito di portare avanti la riflessione avviata sul futuro dell’esercito, affrontando i numeri sotto pressione e le mutevoli aspettative della società. Una sfida importante per la Svizzera e per il suo modello di difesa unico al mondo.
Le dimissioni di Viola Amherd giungono in un momento cruciale per l’esercito svizzero, alle prese con sfide di reclutamento e un contesto di sicurezza teso in Europa. La sua partenza lascia incertezza sul seguito che verrà dato al progetto per attirare più donne sotto la bandiera.
Alcuni mettono in dubbio la capacità della Svizzera di mantenere la sua tradizionale neutralità adattando al tempo stesso il modello di coscrizione alle realtà contemporanee. Il dibattito sul futuro ruolo e struttura dell’esercito svizzero è senza dubbio solo all’inizio, sullo sfondo delle questioni relative alla parità, all’obbligo di servizio e al posizionamento geopolitico del Paese.
Il successore di Viola Amherd avrà il difficile compito di portare avanti la riflessione avviata sul futuro dell’esercito, affrontando i numeri sotto pressione e le mutevoli aspettative della società. Una sfida importante per la Svizzera e per il suo modello di difesa unico al mondo.