Uscita al cinema –
Almodóvar non lascia la sua zona di comfort
“The Room Next Door” affronta il tema del suicidio assistito in un ambiente bohémien di New York. Con le bravissime Julianne Moore e Tilda Swinton.
Pubblicato oggi alle 9:29
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- Tilda Swinton e Julianne Moore recitano nel film “La stanza accanto”.
- Il film affronta il tema del suicidio assistito.
- Per quest’opera minore Almodóvar ha ricevuto il Leone d’Oro della sua carriera.
Nel corso degli anni, gli autori più importanti raggiungono una maturità che permette loro o dà loro il tempo di affrontare temi importanti. Con questo intendo cose serie. Quella del suicidio assistito è una ed è al centro di “La stanza accanto”, nuovo film di Almodovar. Che riunisce un’autrice di romanzi autofiction, Ingrid (Julianne Moore), che vive a Manhattan e si riconnette con la sua amica Martha (Tilda Swinton), malata di cancro terminale.
Secondo i loro ricordi, il passato riaffiora e arriva il momento del bilancio. Fino al giorno in cui Martha chiede a Ingrid di accompagnarla in una casa, nel cuore di una riserva naturale, casa che lei ha scelto come sua ultima dimora, poiché ha scelto di ricorrere a un farmaco mortale scovato nella darknet.
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Bellissimi appartamenti, libri d’arte, musica selezionata. Non manca nulla all’arredamento aristo-bobo che caratterizza la vita quotidiana dei due amici. Nemmeno un dipinto di Hopper, che le due donne scoprono nella villa, chiedendosi se sia reale e il cui motivo diventerà una sorta di metafora di ciò che le attende. I cliché sono duri a morire e Almodóvar non fa nulla per evitarli, abbandonando quella provocatoria libertà di tono che era al centro dei suoi primi film.
In “La stanza accanto” offre una copia esemplare, si sforza di essere giusto e di comporre personaggi per i quali prova empatia, ma rimaniamo sulla superficie di una dimostrazione più liscia che scioccante. e un po’ facile in quello che dice. Il film non mantiene infatti alcun legame reale con il mondo di oggi; i suoi due personaggi ne sono tagliati fuori, in un’autarchia che la scelta del loro esilio volontario andrà ulteriormente a sottolineare.
Detto questo, il risultato non è molto criticabile. E nel peggiore dei casi sarebbe considerata un’opera minore nella carriera di Almodóvar se non avesse vinto il Leone d’Oro a Venezia, durante l’ultima Mostra. Il primo premio ottenuto dal madrileno in un festival di categoria A, arriva quasi un po’ tardi (ma non è mai troppo tardi) in una carriera dove i grandi film si susseguono da tempo senza interruzioni. Come se si volesse, attraverso questo film, riparare a precedenti sviste, offrendo al cineasta un premio di valore strettamente onorifico.
Voto: **Drama (Spagna – 110′)
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