“Se vi chiedete cosa è cambiato nel nostro Paese dagli anni Cinquanta, basta guardare le foto di Franz Beckenbauer anno dopo anno. Possiamo leggere lì le trasformazioni del Paese. » A dirlo è l’attore tedesco Matthias Brandt.
E Matthias Brandt continua: “ Non voglio dire che fosse un opportunista. Era piuttosto una specie di progresso sincronizzato. Ho l’impressione che fosse molto ricettivo allo spirito dei tempi. Aveva il dono di catturarlo, di assorbirlo. E nutritene per alimentare la tua evoluzione. »
Nato nel 1945 in un quartiere modesto o addirittura povero di Monaco, il Kaiser incarnava la potenza del Calcio teutonico degli anni settanta. Busto dritto, testa alta…” Era elegante. Non stava sudando. O almeno non era visibile. Tutto sembrava facile per lui. » Ma lo era anche una stella della pubblicitàonnipresente nei media e in TV.
Nutrito da numerose interviste (suo fratello Walter, Michel Platini, Didier Deschamps, Edwin Moses, Christian Petzold…) e un enorme pacchetto di immagini stock tra pubblicità molto gustose e vintage, la serie di documentari in tre puntate di Torsten Körner (questa non si può inventare) racconta la storia del ragazzino che alla fine della guerra emise i suoi primi vagiti, figlio di un impiegato. posizione di regista a cui non piaceva il calcio. Un destino che ha sposato quello della Repubblica Federale di Germania. E una delle liste più belle della Storia del Calcio.
Con il Bayern di cui finì presidente e dove si arruolò all’età di 13 anni su richiesta di un giocatore del Monaco 1860 al quale avrebbe dovuto approdare, Beckenbauer vinse quattro scudetti e altrettante Coppe di Germania, tre Coppe dei Campioni (l’antenata della Champions League) e una Coppa delle Coppe. Ma Franz ha vinto anche tre titoli nordamericani con i New York Cosmos e un quinto Bundesliga con l’Amburgo. Collezionò successi con la Mannschaft e ha vinto i trofei individuali più prestigiosi. Vincitore dell’Europeo nel 1972 e campione del mondo da giocatore nel 1974 e poi da allenatore nel 1990 (solo il brasiliano Mário Zagallo e il francese Didier Deschamps sono riusciti a raggiungere un’impresa simile), Franz Beckenbauer è stato premiato con due Palloni d’Oro (nel 1972 e nel 1976).
Gustoso, L’ultimo imperatore (un cenno a Bernardo Bertolucci) non si tira indietro davanti alle delusioni e alle voci di corruzione. Il documentario si concentra in particolare su il finale crudele dei Mondiali del 1966 e lo sfortunato tempo perso 4-3 ai supplementari contro l’Italia, quattro anni dopo, che Beckenbauer finì con il braccio al collo a causa di una clavicola rotta. D’altri tempi…